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sabato 2 gennaio 2010

Omicidio Tommasino, fermato il boss D'Alessandro

Castellammare di Stabia - Un provvedimento di fermo è stato notificato al boss Vincenzo D'Alessandro, per l'omicidio del consigliere comunale del Partito democratico Luigi Tommasino. D'Alessandro, attualmente in una Casa di lavoro a Favignana (Trapani), è ritenuto a capo del clan camorristico di Castellammare di Stabia. Nel provvedimento di fermo, eseguito dalla Squadra mobile di Napoli, il boss risulta indagato soltanto per associazione a delinquere. All'epoca dell'omicidio del consigliere - avvenuto il 3 febbraio dell'anno scorso - il boss D'Alessandro era libero e operativo. A suo carico, però, al momento non vi sono elementi perché il capoclan risponda come mandante dell'agguato. Dalle indagini - condotte dalla squadra mobile di Napoli guidata da Vittorio Pisani - è emerso nei mesi scorsi che il consigliere sarebbe stato ucciso perché si era impossessato di una somma di denaro appartenente al clan: Tommasino non avrebbe restituito 30 mila euro ai D'Alessandro, che per questo motivo avrebbero deciso di farlo fuori. Per l'omicidio furono arrestati a ottobre i quattro membri del commando: Salvatore Belviso, 26 anni, Renato Cavaliere, di 37, Raffaele Polito, 27 anni, e Catello Romano, il killer diciannovenne pentito, poi scappato e di nuovo arrestato, che aveva la tessera del PD. Vincenzo D'Alessandro, 33 anni, fu arrestato ad agosto del 2009 dagli agenti del commissariato di Castellammare di Stabia a Rende (Cosenza). Figlio del defunto boss, molto potente negli anni '80 e fino agli inizi degli anni '90 Michele D'Alessandro, stava uscendo da un centro commerciale in compagnia di alcuni pregiudicati. Da oltre un anno pur non essendo ricercato si era reso irreperibile, non rispettando l'obbligo derivante dalla sorveglianza speciale di firmare una volta al giorno il registro dei sorvegliati speciali in commissariato.

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