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mercoledì 17 febbraio 2010

Politica locale, tra rimpasti e...

Vico Equense - Prove di forza all'interno del PdL con una guerra intestina che non si sa dove porterà. In città, si riparla di rimpasto. Sembra imminente, almeno secondo i giornali. Poco meno di un anno fa il Sindaco Gennaro Cinque ha mandato a casa cinque assessori e ha formato una nuova giunta. Al posto di Giuseppe Dilengite, Antonio Parlato, Giuseppe Cioffi, Ferdinando Astarita, Giuseppe Russo sono entrati in giunta Brigida De Somma, Francesco Coppola, Giuseppe Guida, che hanno affiancato gli unici due assessori confermati, Matteo De Simone e Raffaele Esposito. Una squadra composta da tecnici, alle dirette dipendenze del primo cittadino, che è stata accettata dalla maggioranza consiliare con la promessa di un successivo rimpasto. Ma da quel momento nessun cambiamento. Oggi il risultato è una maggioranza spaccata. Quattro Consiglieri Comunali del Popolo della Libertà (Luigi Savarese, Ciro Vanacore, Giuseppe Guida e Antonio Donnarumma) con un manifesto, hanno chiarito alla Città, che "pur ritenendosi parte integrante della maggioranza, non si riconoscono più nell’operato di questa amministrazione". Dall'altro lato le cose non vanno meglio. Il Pd, è un partito democratico, libero e pluralista, dove ognuno fa un po' come gli pare. Dopo tre anni di chiacchiere e giri di parole, non c'è ancora un capogruppo in consiglio comunale. Questo significa che non ci sono esponenti politici nell'assise cittadina che si riconoscono nel Pd al punto di essere pronti a farsi portavoce di quello che il partito decida. L'azione dei consiglieri comunali è autonoma. Questo pallosissimo dualismo tra ex comunisti e ex moderati, che non interessa a nessuno, sta cancellando qualunque prospettiva. Di fronte alla drammaticità dei problemi della Città ognuno pensa solo a se stesso, al proprio orticello, e fa come gli pare, impedendo a una nuova generazione di entrare in consiglio comunale. Nei giorni scorsi è stata chiusa la sede di Via Giusso, per mancanza di fondi. Insomma, il Pd ha deciso di non decidere, ripiegando su se stesso in una posizione di mera conservazione dell'esistente.

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