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lunedì 15 febbraio 2010

Scempio con vista su Li Galli: via alla demolizione

A Massa Lubrense giù un box diventato villa a tre piani

Massa Lubrense - Sulla carta era un «fabbricato terraneo largo sette metri quadrati», qualcosa di irrisorio che non avrebbe mai dovuto impensierire i vertici del pool antiabusivismo della Procura. E invece la sorpresa non è mancata, quando gli inquirenti hanno deciso di vederci chiaro e di affacciarsi su quello che un tempo era uno dei costoni più belli del Mediterraneo: a Massalubrense, su una delle terrazze che si affacciano sul golfo di Sorrento, non c’era più il terraneo largo quanto un box auto, ma qualcosa di molto diverso, almeno a leggere la relazione degli ispettori comunali e a visionare il dossier fotografico confezionato ad hoc dai vigili del posto. C’era una villa su tre piani, con tanto di tavernetta, forno a legna, giardino pensile, amaca, ampi terrazzi per cene al chiaro di luna. Altro che abusivismo di necessità, hanno esclamato i vertici della Procura generale che da domani puntano dritto sulla Costiera sorrentina. Non solo Ischia (dove domani comunque pure tornano le ruspe) ma anche le ville costruite in anni di indifferenza su quello che un tempo era un angolo di paradiso. Giù palazzine e complessi residenziali, che niente hanno a che vedere con le esigenze abitative di chi è in cerca della prima casa, come è facile notare nel servizio fotografico che il Mattino propone in questa pagina. Sono due le strutture destinate a cadere, due palazzine nate dopo il 1994, anno del secondo condono (quello del 2003, condono ter, esclude le aree con vincoli paesaggistici), in uno scenario destinato a riguardare decine di case e appartamenti, per anni meta privilegiata di tanti napoletani in cerca di relax. Un caso, quello del terraneo diventato villa su tre piani, che basta da solo a raccontare cemento selvaggio in costiera. Niente catapecchie, ma complessi residenziali costruiti in zone dove sarebbe impossibile portare un’ambulanza o far entrare un idrante dei Vigili del fuoco. Ne sanno qualcosa i vertici della Procura generale, oggi più che mai determinati a non concedere sconti a chi ha cementificato in costiera. Ci sono sentenze definitive di abbattimento sulla scrivania del procuratore generale Vincenzo Galgano, dei suoi vice Ugo Ricciardi e Giuseppe Lucantonio. Niente catapecchie nate per indigenza, ma case costruite in zone panoramiche e inarrivabili, in un business che coinvolge anche una fetta di borghesia napoletana. Tanto che quella destinata a crollare domani viene indicata come un esempio di architettura selvaggia, ricavata tra alberi di ulivi, agrumeti e vegetazione mediterranea. Siamo a Torca, la frazione a due passi da Sant’Agata sui due Golfi. La villa destinata alla demolozione è in via Terranova, zona segnalata per il difficile accesso ai mezzi cingolati, quanto basta a rendere la mission di domani tutt’altro che agevole. Target delle ruspe - ammesso che riusciranno a inerpicarsi per via Terranova - un edificio di circa duecento metri quadri, cresciuto negli ultimi anni su un pianterreno, un piano superiore e un piano interrato. Un caso di scuola, almeno a leggere la casistica degli abusi raccontata in questi mesi dalle sentenze raccolte in Procura generale: qui il proprietario aveva violato per ben cinque volte i sigilli, facendo lievitare in senso panoramico l’impianto abusivo. Più o meno la stessa cosa realizzata negli ultimi anni dal costruttore di un semplice box auto, segnalato in Procura come terraneo abusivo, prima di scoprire che tra ulivi e scorci mozzafiato era nato un complesso edilizio con tavernetta, vasche idromassaggio e balconi, in una zona con vista sugli isolotti de Li Galli. (Leandro Del Gaudio il Mattino)

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