La senatrice del Pd, Anna Maria Carloni, ha visitato, senza preavviso, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, sotto i riflettori nei giorni scorsi per la denuncia del Consiglio D’Europa. “Mi sono presentata all’Opg senza preavviso e ho chiesto di visitare la struttura e di incontrare la Direttrice e gli operatori. Ho potuto constatare – racconta Carloni – che non ci sono più, come aveva dichiarato la direttrice Carlotta Giaquinto, i letti di contenimento. Tuttavia ciò non risolve i drammatici problemi peculiari di una struttura come l’Opg del tutto inadeguata a curare persone malate. Perché – spiega la senatrice del Pd e membro della delegazione italiana al Consiglio d’Europa – se è vero che non c’è più nessuno che viene legato ai letti, per gli internati, che sono rinchiusi in ospedale per una valutazione di pericolosità sociale e possono uscire definitivamente solo su decisione del giudice, sentito il parere dei medici, ci sono 4 stanze di isolamento nelle quali sono sedati. Quindi, nonostante abbia potuto constatare che gli internati si fidano degli educatori e della direttrice e hanno con loro un rapporto positivo, il problema si ripresenta in forme diverse, anzi le loro condizioni di salute mentale, con il sovraffollamento tipico delle carceri e in assenza di adeguato personale medico e socio assistenziale, si aggravano perdendo qualsiasi possibilità di recupero”. L’Ospedale Psichiatrico di Aversa ha attualmente 320 internati, di cui due terzi sono definitivi e gli altri provvisori. “Dei 200 definitivi – continua Carloni - ben 80 sono stati valutati dall’equipe dell’Opg non più socialmente pericolosi e quindi in grado di poter sperimentare un percorso in strutture alternative previste dal Dipartimento di Salute mentale, così come d’altronde è scritto nell’allegato C della delibera del Dpcm del 1 aprile 2008 che trasferisce alle Regioni la sanità. Ciò non accade. Tanti internati sperano di poter uscire ma, di proroga in proroga, accade che una volta entrati ad Aversa poi di fatto non si esce più. Non a caso, durante la visita, alcuni di essi mi hanno avvicinata per dirmi tutta la loro sofferenza e la volontà di voler uscire perché, anche dopo la visita, mi è chiaro che gli Opg sono l’ultimo baluardo dei manicomi, aboliti con la legge Basaglia, e vanno superati”. “La Direttrice – spiega Carloni - mi ha ricordato che il Dpcm del 2008 prevedeva tre fasi: la deflazione, la regionalizzazione con macroaree e, infine, la chiusura degli Opg. In realtà – continua la senatrice del Pd – questo processo non è si è mai realizzato. C’è bisogno immediatamente di rafforzare il personale sociosanitario e affrontare tutte quelle carenze strutturali che sono presenti anche nelle carceri. Ma soprattutto – conclude la senatrice Carloni – bisogna procedere concretamente alla chiusura e al superamento degli Opg. Occorrerebbe anzi ragionare su microstrutture regionali, sostenute con personale qualificato, nelle quali finalmente il malato possa sperimentare un percorso valido di recupero ”.
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