Votare, gli ischitani hanno votato. Forse non tutti. Forse non i più arrabbiati, quelli che rischiavano di vedere la propria casetta abusiva travolta dalle ruspe azionate dalla procura di Napoli. Sono seicento. Molti di loro avranno certamente dato retta a Gennaro Savio, il capo della rivolta popolare contro le demolizioni, esponente del partito comunista marxista leninista, figlio del segretario di quella formazione politica Domenico Savio. Emulo di quel Paolo Monello sindaco comunista di Vittoria, in Sicilia, che a metà degli anni Ottanta si era fatto paladino dell’«abusivismo per necessità», li aveva portati in piazza a centinaia prima delle elezioni regionali con questo programma politico: «Essendo il potere politico dominante di centrodestra, di centrosinistra, di centro e i partiti e i movimenti a loro affini responsabili dell’ abusivismo edilizio e dei conseguenti abbattimenti delle prime case di necessità non possono e non devono essere votati». Ragionamento senza una grinza. Da duro e puro, qual è Gennaro Savio. Ma far fallire completamente le elezioni, in un’isola dove il Pdl aveva sfiorato delle politiche il 65% era un’utopia. Le preferenze sono comunque arrivate. E ora va onorata una promessa: fermare le ruspe per decreto. Un decreto già annunciato prima delle elezioni da Mara Carfagna, capolista del partito del neogovernatore Stefano Caldoro, al presidente del comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida, che in caso contrario minacciava lo sciopero del voto. Il provvedimento sarà varato dal consiglio dei ministri di venerdì e sospenderà fino al 2011 le demolizioni nell’intera provincia di Napoli in attesa che la giunta Caldoro sistemi le cose. Magari con un tocco di bacchetta magica: estendendo l’applicabilità del vecchio condono edilizio del 2003 anche alle aree soggette a vincolo, come è appunto Ischia. Chiamiamo la cosa con il suo nome: una schifezza. Alla faccia di chi ha sempre rispettato le leggi. E perpetrata in modo ancora più sfrontato di quello che stava per passare qualche anno fa in Sicilia, quando la Regione aveva progettato una sanatoria per le abitazioni costruite senza permesso sulla costa. Al ministero dei Beni culturali hanno letteralmente i capelli dritti. Sono convinti che un decreto del genere possa rappresentare un precedente devastante, e sono pronti alle barricate. C’è solo da sperare che reggano un pochino più di quelle che aveva annunciato nel 2003, al tempo dell’ultima sanatoria, l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, poi travolte in Parlamento. Ma è inutile illudersi: a sperare saranno in pochi. Anche nel Pd, i cui esponenti hanno sempre criticato violentemente la logica dei condoni, c’è chi si frega le mani. Se l’europarlamentare Andrea Cozzolino giudica l’iniziativa del governo «indecente», il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che aveva conteso a Caldoro la poltrona di governatore della Campania, si è detto addirittura «favorevole» al blocco delle ruspe per decreto. Mettendoci davanti questa piccola foglia di fico: «Vanno verificati nel merito i contenuti». Per non parlare del sindaco di Forio d’Ischia, il democratico Franco Regine, che dopo aver rivelato come il suo Comune abbia chiesto con una sua delibera al governo, su proposta dell’Udc, di estendere il condono edilizio anche alle zone vincolate», ha tirato pubblicamente un sospiro di sollievo: «Sarebbe stato un disastro generale, è positivo attenuare l’impatto che deriverebbe da tante demolizioni». Nemmeno una parola, invece, sull’impatto che l’uso scellerato del territorio ha avuto finora. A Ischia l’ultimo condono edilizio ha fatto registrare più di novemila domande di sanatoria: una ogni 2,5 famiglie. Dal 1981 al 2006, secondo i dati di Legambiente, erano stati costruiti 100 mila vani abusivi. Nel comune di Forio, il più grande dell’isola, vennero sequestrati nel solo mese di febbraio del 2004 ben duecento cantieri fuorilegge. E il condono del 2003 non ha certamente fermato le betoniere. Negli ultimi dieci anni sono spuntate in Campania costruzioni abusive al ritmo di 16 al giorno. Inutile dire che l’ipotesi di estendere il blocco delle demolizioni all’intera provincia di Napoli ha ingolosito sindaci e assessori del circondario. Quanto questa nuova sanatoria si possa conciliare con l’affermazione della legalità, in un territorio dove è la camorra a farla da padrona, è una spiegazione che i suoi responsabili dovranno fornire. Basti pensare che secondo il rapporto Ecomafia 2009 i due terzi dei comuni campani sciolti dal 1991 per infiltrazioni mafiose «lo sono stati proprio per abusivismo edilizio». (di Sergio Rizzo da il Corriere della Sera)
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