Regione Campania - Dopo il dinosauro Ciro, rispedito fra i fossili da dimenticare, ecco anche l´avviso di sfratto per “Caretta Caretta”, la tartaruga marina. Era uno vanto della Stazione zoologica Anton Dohrn, che ieri si è scoperto essere un altro bersaglio della manovra finanziaria. Addirittura destinata a chiudere, considerato ente da sopprimere: l´acquario perde la sua autonomia e finisce sotto il controllo diretto del ministero dell´Università e ricerca. Lo ha scoperto, viaggiando sul testo con la lente d´ingrandimento, la senatrice Anna Maria Carloni, che ha poi subito firmato una denuncia con gli altri senatori campani del Pd, per ricordare tra l´altro che al Dohrn ha lavorato a suo tempo anche Rita Levi Montalcini. Identica sconcertante scoperta è toccata nel pomeriggio a Marta Herling, direttore dell´Istituto italiano di studi storici, che in un comma del decreto ha trovato la previsione di tagli massicci ai fondi sia per l´Istituto di studi storici (presieduto da Natalino Irti), che per la Fondazione Croce (guidata da Piero Craveri). «Siamo molto allarmati- dice Herling – La situazione è molto grave, si pregiudica il futuro della cultura, valutiamo che dal ministero dei Beni culturali ci arriverà il 30 per cento di quanto percepito finora. Si potrà far sopravvivere l´Istituto, ma addio attività scientifica e formazione». Affondato anche Croce, dunque. Mentre a Napoli protestano i dipendenti dell´Ispesl, (Istituto per la prevenzione e sicurezza sul lavoro), altro ente soppresso per confluire nell´Inail: manifesti e striscioni davanti alla sede e un appello a Giorgio Napolitano. Non del tutto soddisfatti neanche gli industriali, che pure incassano l´azzeramento dell´Irap per nuovi investimenti. «Iniziativa apprezzabile – dice il presidente dell´Unione industriali di Napoli, Gianni Lettieri – ma che non risolve il problema. Bisogna ridurre l´Irap per chi è già in attività e non solo per le imprese di nuova costituzione». Resta tesa poi l´aria a Palazzo Santa Lucia. Tiene banco la vicenda dei 32 dirigenti esterni, prorogati da Bassolino durante l´ultimo suo mese di governo, che paiono essere fra le sicure vittime del provvedimento governativo. Ieri è circolato un documento, una proposta da inviare a Roma per trasformarla in emendamento al decreto stesso: soprassedere alla rescissione dei contratti, in nome del principio della continuità amministrativa, almeno fin quando il nuovo presidente Stefano Caldoro non abbia effettivamente stilato il suo piano di rientro, con le sue scelte per nuove nomine. Scelte che, vista comunque la cinghia strettissima del nuovo patto di stabilità imposto dal governo, potrebbero limitarsi al solo staff del presidente. Dovrà spiegare anche questo Caldoro stamattina ai suoi assessori, nella prevista riunione di giunta. Uno di questi peraltro, il titolare della delega al personale Pasquale Sommese, ieri ha frenato non poco sulla palingenesi prevista dal governo: «Non ci sarà una logica di epurazione, ma una valutazione di ogni singolo atto degli ultimi dieci mesi. Può anche darsi, se Caldoro in qualità di commissario ad acta lo ritiene, che alcuni di questi atti li faccia rientrare nel piano». Se questo è lo stato del dibattito sui nominati, Caldoro dovrà poi affrontare anche il nodo di come intervenire sulle tante delibere riguardanti finanziamenti e progetti. D´altro canto lo stesso decreto, di cui finora sono circolate bozze, è lungi dall´essere definitivo. Ieri le cosiddette «schede» della manovra, che il sito del ministero dell´Economia aveva pubblicato, sono scomparse in attesa della revisione finale del testo da consegnare alla Gazzetta ufficiale. Non è escluso che alcuni dei provvedimenti e delle bocciature più clamorose possano essere rivisti nella stesura definitiva. (di Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli)
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