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giovedì 1 luglio 2010

Disabili e barriere architettoniche sulla Circum

Caro direttore, sono presidente di un'associazione di volontariato con sede in Ottaviano, in provincia di Napoli. L'associazione si chiama «Il cuore del Volontariato», essa è nata un anno fa, per l'assistenza di persone diversamente abili, anziani, occupandosi d'integrazione sociale, organizza convegni per l'informazione e la prevenzione di patologie come, cancro, leucemia, donazione midollo osseo, donazione sangue, e da ottobre collaborerà anche con l'Unicef. Ma scrivo quest'articolo, non per pubblicizzare la mia associazione, ma per parlare della problematica citata nel titolo dell'articolo stesso. Le barriere architettoniche che s'incontrano durante il tragitto nei treni, o pullman della circumvesuviana, il sottoscritto è uno che usufruisce costantemente di tale mezzi di trasporto. Non mi spiego come una compagnia di trasporto con un bacino di utenza cosi elevato, ancora oggi non decida di mettersi in regola con le leggi che prevedano l'abbattimento di barriere architettoniche, permettendo così a tutti gli utenti di tale servizi l'accesso a tali mezzi. La cosa ancor più grave è che sono stati investiti tanti milioni di euro per i nuovi treni nessuno dei quali è adatto a trasportare anziani e disabili o persone con patologie invalidanti più o meno gravi. Questo è veramente vergognoso. Nei nuovi vagoni hanno pensato soltanto al design ed al confort, con poltroncine nuove ed aria climatizzata vetri antiriflesso, ma le cose più importanti sono state letteralmente dimenticate: 1) Non c'è un'area per l'alloggio della carrozzina per disabili. 2) Ci sono meno posti a sedere, e questo è gravissimo, si pensi ad una persona che ha problemi articolari, come può fare un tratto di viaggio di 30-40 minuti senza sedersi? 3) Come può una persona in carrozzina entrare in questi treni se non c'è uno spazio a sua disposizione? E sempre in riferimento a persone con particolari esigenze invalidanti o comunque anche in forme parzialmente invalidanti, come fanno a salire nei vagoni quando tra alcuni marciapiedi delle stazioni e il pianale del vagone ci sono quasi 3-4 centimetri di differenza?. Ora mi chiedo come può un'azienda che offre un servizio di trasporto d'interconnessione tra i paesi vesuviani e Napoli, chiedere la tariffazione per chilometro, e poi non fornire a tutti gli utenti un servizio che garantisca le pari opportunità di viaggio a tutte le persone al di là delle condizioni strettamente individuali. Come si può parlare d'integrazione sociale sotto ogni aspetto se poi si nota tanto disinteresse su temi ed esigenze cosi importanti. (Vincenzo Pescatore il Mattino)

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