Sorrento - Questa è una lettera aperta per Sua Ecc.za Rev.ma Felice Cece, Arcivescovo di Sorrento-Castellammare. Il 14 settembre di quest’anno ricorre il terzo anniversario della consegna della Chiesa dell’Addolorata restaurata alla comunità cittadina. Tutti gli sforzi prodigati dal settembre del 2005, quando è stato siglato l’accordo tra il Comune – proprietario delle mura del tempio -e la Curia che si impegna ad esercitare il culto, trovarono il giusto coronamento nella solenne celebrazione della riapertura della Chiesa tanto amata da tutto il popolo sorrentino. Non che mancassero luoghi degni, chiese e confraternite titolate a sostenere un culto, ma certo è che l’immane opera di restauro è stato finanziato quasi interamente dalla contribuzione volontaria dei devoti e questa è la testimonianza certa dell’attaccamento alla “SS. Vergine dei sette dolori” e dal pregevole tempio che la custodisce dai primi anni del 700. Passare ora per Via San Cesareo, in pieno centro, una strada affollata di forestieri ed animata da tante botteghe aperte con persone affaccendate in mille attività, mentre il solenne portone di castagno troneggia chiuso sulle scale leziose del Tempio mette tristezza. Nasce stridente un contrasto tra la vivacità del quartiere e quel portone chiuso che non consente un momento di raccoglimento, di pace, di serenità e perché no di preghiera. Uno sgarbo che sembra dire: guarda passante, che i luoghi del consumismo, dell’effimero sono tutti pronti ad accoglierti per darti mille opportunità di svago o di piacere. Ma per altri noi non troviamo la possibilità di concederti un piccolo refrigerio per il tuo spirito, nonostante tu stesso hai dimostrato di volerlo bello, restaurato, rinnovato per la gloria più grande dell’Addolorata. Questa emozione non è certo dettata dai titoli di proprietà, di culto e quant’altro, ma solo dall’interpretare i gesti concreti di tanti cittadini. (di Baldo Liguoro lettere al Mattino)
intanto la curia non dimentica di riscuotere i pigioni dei locali annessi!
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