Sorrento - Deficit infrastrutturale, presenza di organizzazioni malavitose che condizionano l’andamento dei settori economici, scarsa concorrenza nel campo dei servizi, sistema distributivo delle merci arretrato e poco efficiente. Sono alcune delle ragioni che contribuiscono a giustificare la spinta inflattiva nelle regioni del mezzogiorno che a sua volta beneficia di incentivi agli investimenti e di un costo del lavoro inferiore alle aree maggiormente sviluppate d’Italia. La capacità del sud di attrarre investimenti soprattutto esteri è comparativamente bassa e comunque con una incidenza sempre inferiore a quella del resto del paese. In penisola sorrentina, invece, terra storicamente di turismo ed attrattive, calano reddito ed occupazione, viceversa cresce l’indebitamento bancario che grava sulla città di Sorrento in maniera direttamente proporzionale con i fabbisogni delle famiglie e delle imprese raggiungendo nel 2009 la cifra record di 473 milioni di euro. Un parametro che fa assolutamente riflettere e che rischia di seminare i presupposti per mettere in ginocchio una realtà economica se imprenditori ed amministratori comunali in sinergia con attività commerciali ed alberghiere non correranno ai ripari per evitare uno scivolone dell’economia sorrentina che rispetto ai dati del 2008 ha già avuto una perdita del 10.04%. A preoccupare sono però anche i dati dei singoli comuni con Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Massa Lubrense che registrano perdite intorno al 4%. A schiaffeggiare ulteriormente la penisola sorrentina alle prese con perdite di natura economica è invece la vicina costiera amalfitana con Positano, Ravello ed Amalfi che anzichè perdere hanno fatto registrare indici in guadagno che oscillano tra il 4% ed il 7% anche rispetto all’isola azzurra e all’isola verde con Capri ed Ischia alle prese con le stesse difficoltà economiche della costiera sorrentina. I dati sono emersi in seguito ad una approfondita analisi dell’osservatorio regionale banche e imprese di economia e finanza con Gaetano Mastellone della “Banca Popolare di Bari “ che in maniera certosina ha sviscerato i parametri riferiti a reddito ed occupazione dei territori della penisola sorrentina paragonandoli a quelli della costiera amalfitana con particolare riferimento a Positano, Ravello ed Amalfi. Il quadro che ne emerge non è dei più rosei ma nemmeno dei più catastrofici. La città di Sorrento, ad esempio, registra 9.627 persone occupate, di cui l’84% e riferito al settore turistico che in mancanza di organizzazione, sinergia e nuovi orizzonti da proporre in un piano strategico almeno decennale rischia, in caso di ulteriore crisi ed indebitamento, di ripercuotersi in maniera inversamente proporzionale sul reddito e sulla occupazione dei cittadini. Di fatto gli effetti della congiuntura economica hanno già pesantemente colpito l’occupazione producendo disoccupazione ed un abbassamento del reddito procapite. Nel 2009 sono state circa 700 le unità che hanno perso il lavoro tra stagionali non assunti e riduzioni di personale nelle strutture turistiche, proprio perché la risorsa umana è stata considerata alla stregua di un semplice costo e non valorizzata allo scopo di ottenere un miglioramento di servizi, strutture, accoglienza. Strategia peninsulare e programmi di sviluppo sociale potrebbero al contrario ridefinire il target turistico e commerciale perché agendo facendo sistema si eviterebbe la parabola discendente di molte aziende non più in grado di sostenere la richiesta di servizi e competitività. Una scelta che aprirebbe uno scenario verso il turismo di qualità e non sulla massa selvaggia. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
E infatti a Vico Equense si investe solo in edilizia.
RispondiEliminaQuando si saranno mangiati il territorio cosa si mangeranno ancora?