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lunedì 2 agosto 2010

Canone Rai, Campania maglia nera: evasione dell’87 per cento

Regione Campania - Da sempre è la tassa più osteggiata dagli italiani, e oggi si conferma anche la più «violata», con la Campania a fare suo malgrado da capofila. È la famigerata «tassa di concessione televisiva», meglio nota come canone Rai, oggetto di uno studio dell’Associazione Contribuenti.it, che ha confermato la cattiva abitudine dei cittadini di non pagare allo Stato quanto dovuto per il servizio pubblico televisivo. I dati forniti dall’associazione vedono i campani primi nella speciale classifica degli evasori. Nella regione, infatti, l’87 per cento dei contribuenti non paga il canone, al pari di quanto accade anche in Calabria e Sicilia. Una percentuale di evasione lontana dal 41 per cento nazionale e quasi raddoppiata negli ultimi cinque anni, nonostante il ministero per le Comunicazione abbia insistito costantemente nell’azione di contenimento delle violazioni, anche con campagne informative ad hoc. A non amare la tassa annuale da 109 euro sono in particolare i cittadini della provincia di Caserta, che evadono addirittura nel 90 per cento dei casi, poco in più di quanto accade a Napoli e provincia. Un trend deficitario per il servizio pubblico, che pure aveva scelto la Campania come una delle regioni sperimentali per avviare il passaggio definitivo al digitale terrestre, con le prime operazioni svolte alla fine dell’anno scorso proprio per contenere il fenomeno della cattiva ricezione dei canali Rai (in particolare il Terzo Canale) in alcune zone campane. Uno sforzo ad oggi inutile o quasi, anche perché le motivazioni dell’evasione sembrano altre. Sempre dall’indagine di Contribuenti.it è infatti emerso che il 36 per cento delle famiglie non paga il canone perché c’è la pubblicità in onda anche sulla tv pubblica, il 31 per cento perché ritiene scarsi i controlli, con la percezione che chi evade non viene punito, mentre il 24 per cento addebita il mancato pagamento alla scarsa qualità dei programmi e alla eccessiva presenza della politica in televisione. Motivi precisi, ma solo in parte autorizzati a giustificare un’abitudine che sa di illegalità. «L’abbonamento alla Rai è una tassa e come tale va pagata - commenta Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it - Proprio per questo è ancora più incredibile che l’amministrazione finanziaria dimentichi di richiedere il pagamento della tassa di concessione governativa durante le verifiche generali, pur avendo la delega all’accertamento». A conforto di quest’ultima considerazione, i dati sull’evasione risultano ancora più ingenti se si contano i soli abbonamenti riservati alle aziende, che pagano una cifra annuale che varia dai 195 ai 6.500 euro. Cifre onorate solo nel 5 per cento dei casi, mentre il 95 per cento rinuncia a pagare. In questo caso specifico, però, c’è un’inversione di tendenza a livello locale. Da un lato, infatti, risultano le percentuali più alte di evasione in province come Milano, Venezia, Torino e Roma, che si assestano sul 98 per cento di violazioni, mentre a sorpresa le imprese napoletane si fermano al 92 per cento, rivelandosi le più virtuose insieme a quelle di Aosta, Pescara e Firenze. In ogni caso c’è poco da consolarsi, perché complessivamente l’evasione dal canone risulta ai massimi livelli in tutto il meridione, che gioca una parte fondamentale nel calcolo dei mancati introiti annuali legati a questa tassa: circa un miliardo di euro, ormai non recuperabili. Da qui l’allarme rispetto alle insufficienti verifiche fiscali sui pagamenti. Una «mano leggera» statale che sarebbe la causa dell’aumento progressivo degli evasori, che nel 2005 erano fermi al 22 per cento in tutta la nazione. La proiezione per il 2011 è di una ulteriore evasione del 2/3 per cento. (l.c. il Mattino)

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