Massa Lubrense - Per decenni nel Medioevo e nell’epoca vicereale era stata uno dei baluardi più importanti per il servizio di avvistamento dei corsari saraceni lungo le coste della penisola sorrentina. Dopo due anni dall’acquisizione al Comune di Massa Lubrense, la torre di Punta Campanella e l’area circostante, che oltre all’abitazione dell’ex farista contiene i resti d’una villa romana di epoca imperiale edificata sulle rovine del tempio greco sacro a Minerva, versano nel più completo degrado. Spesi i 260mila euro della Regione Campania per l’acquisto dell’area di 11mila metri quadrati del pianoro del costone di Punta Campanella e per la sistemazione di pochi modesti tratti dell’antica via di Minerva e del muretto di protezione dal lato mare, non c’è più un centesimo da investire per tutelare il patrimonio storico ed ambientale della zona, diventata terra di nessuno. Presso il museo archeologico Georges Vallet di villa Fondi a Piano di Sorrento - sede della sezione in penisola sorrentina della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei - e presso l’ufficio tecnico comunale di Massa Lubrense per le opere pubbliche idee e progetti di valorizzazione di Punta Campanella non mancano: mancano, invece, i fondi di Provincia e Regione utili a difendere quelle pagine di storia, di civiltà e di bellezze ambientali. Lo stato di degrado dell’area di Punta Campanella è enorme: trafugamenti di reperti scavati a poca profondità del sottosuolo, cocci di vasi lacrimatori, buccheri, testine e piccole statue di Minerva, abbandono più totale in cui versano i resti dell’esedra della villa romana di epoca imperiale e del tratto lastricato con scheggioni della via di Minerva, atti vandalici nella casa dell’ex farista dalla quale ignoti, balordi o tossicomani, hanno divelto e trasformato una finestra munita di grata in ferro per accedervi più comodamente. Ma cosa ancor più grave è lo sfaldamento delle pareti e dei fianchi dell’antica torre a base quadrata di Punta Campanella, a malapena restaurata negli anni scorsi a cura della Soprintendenza. Dai muri della torre cadono nel sottostante specchio d’acqua alla confluenza dei due Golfi di Napoli e Salerno blocchi di pietra arenaria e calcarea e di tufo insieme a calcinacci e massi: un pericolo costante per la sicurezza di chi sta in mare in un tratto di costa molto trafficato ed attraversato da barche di pescatori e diportisti in navigazione sulle rotte sorrentine ed amalfitane tra Massa Lubrense, Capri, Li Galli e Positano. Accanto ai divieti di balneazione e di pesca per il pericolo di caduta massi, installati lungo il costone della Terra delle Sirene da Marina di Puolo alla Cala di Mitigliano ed alla Baia di Jeranto, dalla Mortella di Montalto al Fiordo di Crapolla, il comune di Massa Lubrense guidato dal sindaco Leone Gargiulo ha fatto installare anche quelli per il transito marino intorno a Punta Campanella. Ma, nonostante la continua attività di vigilanza svolta dalla Guardia costiera del comandante Vincenzo Coppola coordinata dal comandante della Capitaneria di porto di Castellammare Antonio Demetrio Raffa, i segnali di pericolo sono spariti un po’ dappertutto. Ed intanto si attende il disbrigo dell’iter burocratico che possa consentire al comune di Massa Lubrense di utilizzare i 2.500.000 euro circa finanziati dalla Regione Campania per il risanamento dei costoni. (Gennaro Pappalardo il Mattino)
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