L'appello al sindaco affinché rimuova cemento e asfalto dalla base dei nuovi noci piantati nella penisola
Massa Lubrense - Appello del Wwf Penisola Sorrentina al sindaco di Massa Lubrense affinché rimuova cemento e asfalto alla base degli ultimi alberi di noce di via Reola e rifaccia l’impianto di vegetazione autoctona nell’allestimento delle scarpate. L’associazione ambientalista, a seguito di diverse segnalazioni pervenute, ha sottolineato all’amministrazione di Massa Lubrense come, in Via Reola, nell’esecuzione dei lavori di completamento dell’impianto polivalente per lo sport e il tempo libero di Sant'Agata si sia provveduto alla copertura completa della base, con cemento ed asfalto, fin sotto al colletto radicale, di alcuni esemplari arborei di noci sopravvissuti. Copertura che rende di fatto difficoltosi, laddove non li impedisce del tutto, gli interscambi di acqua e sostanze nutritive tra il sottosuolo e l’esterno oltre a contrastare l’accrescimento degli alberi stessi rischiando, col tempo, di arrecare gravi danni fisiologici e meccanici alle piante. Il Wwf propone di sostituire il tutto con apposite griglie. Inoltre il Wwf ha suggerito che, nella sistemazione delle scarpate sterrate e delle aree a verde esterne all’impianto in costruzione, si utilizzino solo ed esclusivamente siepi, arbusti ed essenze arboree autoctone, evitando cultivar. «Gli alberi e le siepi di arbusti autoctoni - spiega Claudio d’Esposito Presidente dell’associazione - con la loro presenza e le chiome espanse e dense, creeranno preziose condizioni: ombra, riduzione degli sbalzi di temperatura, barriere contro il vento e l’erosione del suolo e nuove opportunità per molti piccoli animali che in esse vi troveranno rifugio, alimentazione, luogo per la riproduzione e per trascorrervi l’inverno. Inoltre tali impianti serviranno a meglio inserire le opere nel paesaggio circostante e ad ammortizzare l’impatto della vasta area asfaltata e cementata dove sarebbe stato auspicabile, invece, utilizzare moderne pavimentazioni modulari inerbite, come ormai largamente in uso in molte città d’Italia, per favorire il drenaggio delle acque e limitare la progressiva e devastante impermeabilizzazione del suolo». (Il Corriere del Mezzogiorno)
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