Sergio Marchionne, ospitato da Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, ha detto la «Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia…». Siamo quindi alla solita diatriba, per cui il gruppo torinese sottolinea come gli utili si facciano all’estero, grazie a basso costo del lavoro e soprattutto (dicono) livello di efficienza e produttività delle fabbriche (vedi Polonia). Prova a rispondergli per le rime Beppe Grillo, in un editoriale pubblicato sul suo blog, attacca duramente l’ad di Fiat, ricordandogli la storia della casa automobilistica di cui è amministratore delegato. “E’ l’Italia che avrebbe potuto fare di più se avesse tagliato da tempo la Fiat che ha succhiato per decenni contributi statali, casse integrazioni, l’attività di decine di migliaia di operai, impiegati, ingegneri. Senza lo Stato italiano e senza il lavoro degli italiani, compreso tutti coloro che hanno acquistato le auto degli Agnelli, la Fiat non varrebbe nulla”, spiega Grillo, che rimprovera alla casa torinese i decenni di parassitaggio pubblico che hanno visto la sua storia aziendale. “L’Italia dovrebbe rilevare tutte le strutture produttive della Fiat al valore simbolico di un euro e riconvertirle oppure farsi restituire i miliardi di euro di agevolazioni“, aggiunge Grillo: “Dopo, ma solo dopo, lo svizzero Marchionne, il metalmeccanico Marchionne, potrà andare a produrre dove gli pare, agli stipendi di fame che gli pare”. E, conclusione in bellezza, un po’ santoriana, “Nel frattempo, caro Marchionne: MAVAFFANFIAT!”
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