In un’intervista alla Stampa, Vendola ha mostrato la propria insofferenza verso scenari con governi di transizione. Il leader di Sel ha invitato la sinistra a «uscire dalle logiche di Palazzo, riagganciare la vita della gente e i problemi veri della società» con un «programma partecipato sul cambiamento di questo Paese». Come? «Dico primarie - ha spiegato - perchè non conosco un altro strumento. Non ne ho il mito. Ma se i partiti cedono sovranità, allora possiamo tornare a vincere». E non manca una frecciata a Bersani, per le possibili «furbizie» del Pd per evitare le primarie. Ma il segretario questa volta non abbozza: «Vendola può tirare tutti per la giacca - ha detto - tranne noi. Io sono l'unico segretario eletto con le primarie, sia a destra che a sinistra. Non ci tirino per la giacca o le primarie se le fanno da sè». E poi, ha aggiunto, che senso ha convocare ora i gazebo? «Non c'è ancora nè una coalizione nè ci sono elezioni in vista». Insomma nel Pd le parole di Vendola vengono viste come una mossa strumentale. «Nichi sbaglia obiettivo e tempi - ha detto Enrico Letta - il problema oggi è far cadere Berlusconi». Poi un consiglio al leader di Sel: «almeno per un pò lasci da parte il suo chiodo fisso, cioè il tentativo di Opa sul Pd. E pensi piuttosto ad aiutarci, insieme all'Udc e a Fli, a far cadere Berlusconi». Anche Enrico Letta e D'Alema criticano Vendola. Intanto però Bersani deve destreggiarsi tra le mosse di Pannella e Casini. Il segretario radicale, con cui era in programma un incontro, ha reagito irritato per il rinvio di una settimana del faccia a faccia, annunciando che non andrà. E Casini ha chiuso la porta in faccia all'idea di Bersani di un «patto di governo» tra il centrosinistra (Pd, Idv e Sel) e l'Udc: «Casini e Vendola sono incompatibili, il Pd scelga», ha tuonato il leader centrista.
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