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martedì 23 novembre 2010

Terremoto, la storia di Carla

Vico Equense – Metropolis dedica uno speciale al sisma del 23 novembre del 1980. Dopo quei 90 secondi d’inferno, niente fu più come prima. 2570 morti, 9mila feriti, 300mila senza tetto. Nella nostra Città non ci furono decessi, ma subì danni di notevoli proporzioni. 1006 persone rimasero senza una casa. Edifici non recuperabili, crollati o parzialmente distrutti: 25. 530 persone furono ricoverate in albergo. Strutture alberghiere requisite: 11. Famiglie in appartamenti requisiti: 125. Edifici scolastici lesionati e dichiarati inagibili: 3. L’Ospedale “De Luca e Rossano” distrutto. Demolita anche la casa di riposo per anziani “Luigi De Feo” Gravissimi danni per l’Istituto SS. Trinità e Paradiso. Una situazione catastrofica che non riuscì a piegare la volontà e la capacità di lottare della gente. Carla Di Martino aveva da poco compiuto 15 anni ed era con la famiglia, nel salone parrocchiale della Chiesa di San Ciro, quando scoppiò l’apocalisse. “Cercammo di uscire – spiega – ma sembrava di vivere un incubo. Le scosse ci riportavano dentro il salone. Era come se stessimo su una giostra dell’orrore. Purtroppo non si trattava di uno scherzo era tutto vero… Mentre scappavo sentii come una puntura alla gamba. Non ci feci caso, perché ero impegnata a correre più veloce che potevo. Dopo un po’ mi toccai e vidi del sangue. Non mi rendevo conto di quello che era successo. Quel dolore era dovuto ad una scheggia della sfera in metallo sulla quale era poggiata la croce della chiesa di San Ciro. Mia mamma – aggiunge Carla – vide la sfera cadere davanti a noi. Si spaccò e un pezzo mi colpì alla gamba. Qualche metro in più e sarebbe andata diversamente”.

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