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domenica 17 aprile 2011

Elezioni balcanizzate

Nessuno poteva illudersi che la fine del regno di Bassolino e lervolino fosse il momento della palingenesi. Un nuovo Rinascimento, a voler fare dell’ironia. Ma questa campagna elettorale sembra dar ragione ai più pessimisti. Morti e defunti i partiti, mandati a casa i sedicenti sovrani, non resta che un arcipelago di microgruppi, signori (svogliati) delle preferenze, uomini per tutte le stagioni. A destra, Gianni Lettieri cerca di accreditare l’immagine del candidato volitivo, concreto, aperto. E la decisione di mettere come capolista del Pdl Rossella Paliotto, un’imprenditrice molto attiva nell’associazionismo civico, è indubbiamente azzeccata. Ma Lettieri deve fare i conti con un partito fatto di notabili che non sempre si amano e non sempre lo amano, con competitori come Mastella che si preparano alle contrattazioni fra primo e secondo turno, con la spina nel fianco dei terzopolisti, a loro volta – soprattutto in area Fli – frammentati, rissosi e ondivaghi. E che il quadro sia balcanizzato come non mai lo dimostrano le iniziative trasversali messe in campo dallo stesso Lettieri. Il quale ha dapprima incamerato una photo opportunity con l’ex arcinemica Iervolino (e chissà per quale ripicca la sindaca si è prestata al gioco) e poi si è preso il lusso vagamente feudale di convocare i principali assessori della giunta comunale, intendendo discutere con loro il da farsi. E nessuno, scambiandolo anzitempo per il nuovo sindaco, si è tirato indietro. Compreso l’ex candidato alle primarie Nicola Oddati. Ma già si parla (lo anticipava giorni fa II Mattino) di un appello in favore di Lettieri che verrebbe firmato da personalità della sinistra cittadina. Con ogni evidenza, l’abile regia della campagna del centrodestra affonda il coltello nel burro. Tra i democrat, del resto, il quadro è sconcertante per altri e ben più gravi motivi. Resosi disponibile a scendere in campo all’indomani dello scandalo delle primarie, Mario Morcone scopre oggi che i partiti teoricamente a suo sostegno non esistono più e che (una ciliegia tira l’altra) gli uomini di quei partiti hanno pensato bene di abbandonarlo. Sta di fatto che le liste dell’ex prefetto non soltanto sono poche, ma appaiono depurate dai nomi più significativi. Sono scomparsi Cozzolino e Ranieri, i duellanti. Scomparsi i parlamentari e i leader storici del Pd. Scomparsi perfino i tradizionali fiori all’occhiello che venivano reclutati tra professionisti e intellettuali. L’ottimo Umberto De Gregorio è l’eccezione. La conseguenza è che la lista del Pd mette in fila, uno dopo l’altro, i consiglieri uscenti, i quali – soprattutto se li si legge tutti assieme – non possono che rammentare all’attonito elettore un’esperienza estremamente negativa com’è stata l’attuale sindacatura e, al suo interno, l’attuale consiliatura. C’è da credere che Morcone non abbia fatto salti di gioia nel vedersi circondato proprio dagli uomini e dalle donne sui quali i napoletani, appena ne hanno l’occasione, al bar, dal parrucchiere, in villa comunale, si esercitano nell’arte del dir male. Il quadro è incredibilmente opaco e nessuno si stupisca – tanto meno i garantisti doc – se alla fine, ad avvantaggiarsene, fossero Luigi de Magistris e Vittorio Vasquez. (di Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno)

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