Fonte: Maurizio Braucci da la Repubblica Napoli
Il filosofo francese Henri Lefebvre scriveva già nel 1968 che l’automobile a benzina era un mezzo ormai tecnologicamente superato ma ancora imposto al pubblico per volontà delle potenti lobby dei settori automobilistico e petrolifero. Anche la gestione dei rifiuti ha le sue tecnologie, genericamente divise in due: quella industriale, basata su discariche e inceneritori, e quella ecologica, basata sulla raccolta differenziata, che dal 1997 dovrebbe essere gradualmente favorita per adeguarci alle normative europee. Il ciclo industriale, consolidato in Campania dalle scelte degli ultimi 15 anni delle autorità pubbliche, ha i suoi gruppi di interesse che fino all’anno scorso hanno lucrato sulle condizioni emergenziali che prevedevano fondi straordinari e procedure prioritarie. Finora, a Napoli, le autorità non avevano mai osato mettere in discussione questo ciclo industriale per non ledere gli interessi relativi a forze politiche in campo. Poi, alle ultime comunali, ha vinto un candidato che aveva tra le sue parole d’ordine la fine del ciclo industriale, e qui è cominciato il suo scontro con le gangs of Naples.
Quando de Magistris e il vicesindaco Sodano hanno parlato di un piano “rivoluzionario” per la spazzatura, non si riferivano alla tecnologia da adottare, utilizzata ampiamente in altre città, ma ai cambiamenti in termini di appalti e di interessi economici che esso implicava. Le gangs si sono subito attivate a sabotare lo sbirro che ha vinto contro Pd e Pdl e che finora, duro e testardo come è, non ha voluto fare nessun tipo di mediazione con opposizione ed ex alleati. Il carrozzone di appalti e subappalti esterni della municipalizzata Asìa è stato minacciato dal nuovo piano ecologico— e già lo era da inchieste della magistratura come nel caso Enerambiente e Ecodeco — e dai suoi gironi infernali di clientele, nepotismi e affarismi politici sono iniziati i sabotaggi di chi sperava di essere riassunto, di chi era sobillato da oscuri titolari d’impresa in procinto di perdere l’appalto, di operatori contrattualizzati ma che sabotavano per solidarietà verso figli o cognati licenziabili, il tutto con tanto di melassa camorristica qua e là. Su questo fuoco soffiano quelli legati a Nicola Cosentino che con la sconfitta napoletana ci ha perso la faccia, che bella già non era, giurando vendetta dalla sua assurda posizione di coordinatore regionale del Pdl ma nemico del governatore Caldoro contro cui è in faida perenne. Il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, competente per legge a trovare i siti dove sversare i rifiuti che inondano il capoluogo, costretto per legge a farlo dal prefetto dopo mesi di inattività faziosa, propone però soluzioni al limite dell’illusionismo e del gioco delle tre carte che puntualmente si sgretolano e svaniscono nel nulla. Intanto la Lega, azionista della A2A che gestisce l’inceneritore di Acerra, visti minacciati gli interessi della sua società dal sindaco contrario all’inceneritore per Napoli e, se la spuntasse, con un precedente negativo per gli affari locali dei lombardi, non fa passare in Parlamento un decreto per portare fuori dalla Campania i rifiuti e boicotta così la nuova giunta napoletana e la città. Noi napoletani, per salvaguardare salute e dignità, adesso dovremmo fare come quando guardavamo i film di Clint Eastwood che interpretava l’ispettore Callaghan: dobbiamo tifare per lo sbirro pure se ha la pistola facile. Quindi toglierci la mano dal naso e agire e parlare affinché de Magistris e i suoi ce la facciano a imporre quell’unica soluzione che è il piano ecologico, contro il piano industriale a cui speriamo presto di poter dire “Coraggio, fatti ammazzare!”.
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