Fonte: Massimiliano Amato da l’UnitàÈ la solita guerra di tutti contro tutti. E il fronte più caldo è quello sanitario. Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica americana Cancer Biology and therapy fa azzuffare il ministro della Salute Ferruccio Fazio e il presidente della Commissione parlamentare sul Ssn, Ignazio Marino. Di quella ricerca, che mettendo in fila i dati raccolti negli ultimi anni stabilisce un’agghiacciante correlazione tra il bombardamento ambientale cui è stata sottoposta l’ex Campania felix negli ultimi 30 anni e l’aumento delle neoplasie ( 9,2% tra gli uomini, 12,4 tra le donne), il senatore del Pd è uno degli autori, insieme a Maddalena Barba, oncologa dello Human health foundation di Spoleto, Antonio Giordano e Alfredo Mazza. Marino e i suoi colleghi ragionano da scienziati. Fazio da politico. E le sue rassicurazioni, condite da qualche insinuazione di troppo («Abbiamo uno studio dell’Istituto superiore di Sanità che dichiara che non c’è relazione tra tumori e diossina. Gli articoli scientifici si possono scrivere in un certo modo, io sono un ricercatore e guarderò come è stato condotto questo studio») «inquietano e sorprendono» il parlamentare democratico: «Fazio sembra non ricordare le relazioni che centinaia di studi scientifici pongono tra una sostanza come la diossina e l’insorgenza di tumori. Se Fazio ha dati scientifici diversi, sono certo che sarà in grado di scrivere alla rivista una lettera per documentare la sua posizione. Se non lo farà, vuol dire che non li ha». Ma la disputa scientifica non è l’unica che si sviluppa nel pieno di questa estate torrida, che Napoli rischia di trascorrere sepolta sotto montagne di immondizia.
IL SINDACO: QUALCUNO REMA CONTRO Subito dopo essere stato ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in missione in Campania, il sindaco Luigi de Magistris apre un altro fronte. «Eravamo riusciti a portare la giacenza a 1000 tonnellate, c’è qualcuno che vuole che si torni a 2000. Questo giochino deve finire». Il riferimento, neanche troppo velato, è alla Regione. Il sospetto di de Magistris è che Palazzo Santa Lucia stia esercitando un ricatto sotterraneo: «Se qualcuno pensa che Napoli si debba pulire a condizione che diciamo sì all’inceneritore è su una cattiva strada, perché abbiamo la testa dura e andremo avanti con il nostro piano, che non prevede termovalorizzatori». In effetti, il primo cittadino ha eccellenti ragioni per diffidare del governo regionale. Un’ordinanza del Prefetto di Napoli obbliga l’Ufficio flussi a disporre il trasferimento di parte dell’immondizia raccolta a Napoli nell’impianto di San Tammaro, in provincia di Caserta. Ma l’autorizzazione tarda ad arrivare e le giacenze crescono, con la gente che ha ripreso a incendiare i cumuli di notte. Non solo. Mentre da almeno tre giorni si susseguono gli allarmi su una possibile nuova crisi, più devastante delle altre, perché non ci sono più impianti in grado di assorbire la monnezza raccolta dai mezzi dell’Asia, si scopre, per bocca del presidente della Commissione d’inchiesta Gaetano Pecorella, che nelle discariche fuori provincia attualmente in funzione ci sarebbe spazio «per almeno centomila tonnellate di rifiuti». In serata, dall’Ufficio flussi arriva la decisione di dirottare negli impianti di Avellino, Caserta e Benevento la frazione umida che intasa i tritovagliatori napoletani. È una misura che permetterà ai mezzi dell’Asia di raccogliere regolarmente i quantitativi di immondizia che i napoletani produrranno nel week end, mentre da lunedì dovrebbero cominciare ad arrivare finalmente i nulla osta per i flussi extraregionali. E qui si apre un altro giallo, perché Caldoro (che ieri in Commissione Ambiente ha ribadito il suo giudizio negativo sul decreto del governo) sostiene che sono otto le Regioni che gli hanno detto si, ma la Lombardia lo smentisce. Si vedrà. Infine, le infiltrazioni della camorra nel ciclo: Pecorella rivela che il Prefetto di Napoli ha segnalato 42 interdittive antimafia.
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