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venerdì 8 luglio 2011

Delfino muore, così il branco gli dà l’addio

È il secondo ritrovamento in due settimane. Il Wwf: colpa delle spadare

Piano di Sorrento - È l’ennesimo ritrovamento nelle acque della Costiera: nel tardo pomeriggio di mercoledì, al largo della Marina di Cassano, un gruppo di volontari del Wwf ha avvistato un delfino morto che le correnti stavano trasportando verso la spiaggia di Alimuri. Gli animalisti hanno immediatamente allertato la Capitaneria di porto, che ha avuto non poche difficoltà nel localizzare la carcassa dell’animale. A facilitare il ritrovamento è stato un piccolo branco di delfini, che ha celebrato un vero e proprio funerale al compagno morto con salti ed evoluzioni a poche centinaia di metri dal litorale. «Uno spettacolo commovente - racconta Claudio d’Esposito, responsabile della sezione locale del Wwf - I delfini sono animali sensibili e intelligenti, che non abbandonano gli altri componenti del branco neanche quando uno di questi muore. È proprio grazie alle loro evoluzioni e al loro ”cerimoniale” che la Capitaneria di porto è riuscita a ritrovare il delfino morto, di cui in un primo momento si erano perse le tracce». Non è la prima volta, purtroppo, che le acque della Costiera diventano teatro di un simile ritrovamento. Due settimane fa, la carcassa di un altro delfino venne localizzata a Marina del Cantone, nelle acque che bagnano Massa Lubrense. Anche in quell’occasione fu necessario l’intervento della Capitaneria di porto per rimuovere il corpo, maciullato in più parti, che il forte vento di scirocco spingeva verso il litorale lubrense. Ma perché tanti delfini morti? Secondo Claudio d’Esposito, «la causa sono le spadare, micidiali reti di nailon che vengono calate in mare e lasciate alla deriva per catturare i pesci grossi. Lunghe fino a 60 chilometri e larghe più di 30 metri, le spadare riescono a catturare l’88 per cento di tonni, pescespada, delfini e squali che hanno la sfortuna di incapparvi. Una vergogna contro la quale il Wwf si batte da anni insieme ai pescatori onesti». (Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino)

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