Fonte: Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno
Sulla destra regionale si abbatte una grandinata fuori stagione. Dopo Cosentino, finiscono nelle inchieste dei pm e sulle prime pagine dei giornali Alberico Gambino e Alfredo Papa, Luigi Cesaro e Marco Milanese. E, al di là della doverosa presunzione d’innocenza, la via giudiziaria non sembra dilagare per caso. Quel che, in realtà, la destra paga è il conto salatissimo della propria debolezza egemonica, del suo isolamento culturale e della (conseguente) reticenza a governare. Le amministrazioni di Provincia e Regione stanno incontrando serie difficoltà nel rapporto con Roma, nella gestione dei punti di crisi, nella proposta di iniziative che superino l’ostracismo dell’opinione di sinistra. Caldoro regge la Campania da oltre un anno, ma non ha guadagnato consensi, anzi sembra perderne giorno dopo giorno. E basta spostarsi dall’altra parte della barricata per capire cosa significhi egemonia e capacità di governo.
Arrivato a Palazzo San Giacomo grazie all’astensionismo di una destra delusa e alla mobilitazione di una cittadinanza inferocita, a de Magistris si sono addebitati inizialmente messaggi populistici, giustizialisti, anti-politici. Oggi, tuttavia, sapendo di avere il vento in poppa, come fu per Valenzi nel 1975 e per Bassolino nel 1993, il sindaco mostra una singolare attitudine di governo, che mette assieme atti simbolici a effetto, scelte coraggiose, nonché un approccio pragmatico, che pochi avevano previsto. Forse dall’ex pm era logico attendersi operazioni di bonifica, come la messa in sicurezza di alcune aree urbane, la chiusura al traffico del centro, la legalizzazione dei tavolini di caffè e ristoranti. O il colpo di frusta alla macchina comunale. Certo è che la città appare meglio sorvegliata, i vigili urbani sono più efficienti, in alcune zone tornano gli spazzini, i camion dei rifiuti operano senza sosta. Ma i primi passi della sindacatura non si limitano a qualche (apprezzabile) concessione agli inquieti umori dei napoletani. Luigi de Magistris sembra consapevole di poter fare molto di più, cavalcando uno spirito pubblico che gli è altamente propizio. E significativa, per esempio, la risposta data alle solite pressioni dei disoccupati organizzati: ai Bros, già blanditi in campagna elettorale con mezze promesse, oggi il sindaco dice a muso duro che ogni assunzione avverrà in base a regolari graduatorie. E un segnale di forza politica. Ma colpisce anche il preoccupato realismo dell’ambientalista Sodano, che, di fronte alla bomba ecologica di milioni di ecoballe, non esclude il ricorso al termovalorizzatore. O il ruvido pragmatismo di Riccardo Realfonzo, la sua proposta di cedere le Terme di Agnano, l’annuncio di lacrime e sangue per evitare il dissesto. Piaccia o meno, il confronto tra amministrazione regionale e municipale compone una simmetria che ricorda le macchie di Rorschach. Da una parte, la mediocre riuscita di una politica liberale che mostra di non avere le idee, né gli uomini, né la coesione per governare la crisi, così prestando il fianco all’attacco di procure e giornali. Dall’altra, un moto spontaneo di protesta, favorito da quella defaillance e intercettato con toni populistici, che «rischia» di diventare efficienza amministrativa e capacità di riforma. La beffarda mano sinistra di Dio.
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