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venerdì 12 agosto 2011

L'odissea dei marinai sequestrati

Il diktat dei pirati: «Cambiate mediatori. Ogni mese 250mila euro di riscatto in più»

Piano di Sorrento - «Cambiate gli intermediari. Questi non ci stanno più bene. Attenti, per ogni mese di ritardo 250mila dollari in più e spese per il cibo». È il diktat daipirati della Savina Caylyn. Nuovi inquietanti retroscena dell’ultima telefonata, lunedì. Un’altalena di paure e speranze, colpi di scena e clamorosi dietrofront. Il mistero della Savina Caylyn, la petroliera della compagnia D’Amato sequestrata nella notte tra il 7 e l’8 febbraio al largo delle coste della Somalia, si infittisce. A fare luce, seppure solo parzialmente, giungono i dettagli del contatto radio instaurato dal comandante Giuseppe Lubrano Lavadera la testata Libero Reporter. Una telefonata di pochi minuti, nel corso della quale il marittimo procidano ha lanciato l’ennesimo appello alla compagnia D’Amato e al ministero degli Esteri affinché sblocchino al più presto l’estenuante trattativa intavolata con i pirati all’indomani del sequestro. E proprio su questo punto, nelle ultime ore sono emersi gli inquietanti particolari. Secondo quanto riferito dalle famiglie di alcuni ostaggi, i pirati avrebbero imposto agli armatori di sostituire l’agenzia londinese che fino a questo momento ha condotto le trattative. Si tratterebbe di un gruppo specializzato, che utilizza uomini abituati ad agire nel mondo dell’intelligence e degli affari, a trattare a vari livelli sul piano internazionale. I sequestratori, infatti, non avrebbero per nulla gradito la tattica attendista seguita dagli intermediari inglesi. Di qui l’aut aut: o gli inglesi vanno via o le possibilità di un accordo saltano. Novità importanti riguarderebbero anche il prezzo fissato dai sequestratori per il rilascio degli ostaggi. I pirati pretenderebbero non sedici ma venti milioni di dollari. E non sarebbero disposti ad abbassare le pretese. L’ultima offerta avanzata dagli intermediari inglesi, invece, non sarebbe andata oltre i sette milioni di dollari. E proprio la linea della fermezza, seguita con dagli agenti londinesi, avrebbe determinato lo stallo in cui la trattativa è piombata da alcune settimane, scatenando la rabbia dei pirati. Di sicuro, con il passare del tempo, le condizioni dei sequestrati si fanno sempre più disperate: acqua e cibo razionati, medicinali inesistenti, un solo bagno per oltre 50 persone e nessuna possibilità di lavarsi. Ad aggravare il tutto ci sarebbe il forte vento che, con folate fino a 160 chilometri orari, rischia di trascinare la petroliera nelle secche. Perciò, tra le famiglie dei sequestrati monta la rabbia. Se i parenti del terzo ufficiale di coperta Crescenzo Guardascione condannano i l’atteggiamento degli armatori D’Amato, che avrebbero lasciato ai dirigenti della compagnia il compito di sbrigare la situazione, i congiunti dell’allievo Gianmaria Cesaro non sono da meno. Dal web è Cosma, fratello di Gianmaria, a prendersela con il ministero degli Esteri e l’armatore Luigi D’Amato. La paura e la rabbia rilanciano anche la mobilitazione delle istituzioni. Giovanni Ruggiero, sindaco di Piano di Sorrento, città di Gianmaria Cesaro, ha ribadito la volontà di incontrare al più presto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In campo i parlamentari di riferimento della penisola sorrentina, i senatori Raffaele Lauro (Pdl) e Nello Di Nardo (Idv), che nelle prossime ore presenteranno un’interrogazione al governo. (Fonte: Ciriaco M. Viggiano da il Mattino.it)

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