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giovedì 25 agosto 2011
Sant’Antonino restaurate le due tele della Basilica
Sorrento - Tesori d’arte e simboli del rapporto tra il santo patrono e la città, giorno dopo giorno, continuano ad essere riportati allo splendore del passato nella cripta della Basilica di Sant’Antonino. Da circa due anni i lavori vanno avanti ininterrottamente con tempi modulati dalla dolcezza dell’intervento e dalla risorse che i fedeli stanno mettendo a disposizione del rettore, don Luigi Di Prisco, per la riscoperta delle opere d’arte con cui il popolo sorrentino ha voluto adornare nei secoli il tempio del suo protettore. Oggi, ai lati del transetto, si possono ammirare nell’antica bellezza, valorizzata dal restauro, le due grandi tele (320x360 cm) eseguite nel 1687 da Giacomo del Po (1642-1726), il pittore che lasciò in costiera molte opere prima di affermarsi a Roma. In una tela, «La liberazione della città dalla peste del 1656», è raffigurata la scena del miracoloso intervento di Sant’Antonino che arresta dal cielo il flagello dell’epidemia. Nell’altra, «La liberazione di Sorrento dall’assedio del Grillo 1648». Due episodi “laici” nel senso che coinvolgono l’intero popolo che ha affidato al suo patrono le sorti della città in uno slancio di fiducia, guardando al di là di una comunità o di un singolo come fedeli. Le due tele testimoniano quel legame quotidiano tra il popolo e Sant’Antonino che tuttora si può cogliere attraverso i fedeli che, nella cripta, baciano le colonne dell’altare, intingono le mani nell’olio della lampada perenne che brilla nel succorpo e fanno lievitare gli ex voto per grazie invocate e ricevute. Visitatori e turisti hanno potuto seguire anche le fasi di restauro, svolto dal maestro Andrea Porzio, perché le tele sono riportate a terra per effettuare gli interventi con il sistema del “cantiere aperto”. Questa tecnica di restauro, particolarmente impegnativa e faticosa, ha consentito a tante persone di ammirare le due tele di Giacomo del Po nei loro particolari durante i lavori. Le difficoltà legate al restauro della cripta di Sant’Antonino sono state ponderate accuratamente dalla Soprintendenza che ha dedicato la dottoressa Schiattarela al monitoraggio degli interventi e delle tecniche. È prevista anche una visita del Soprintendente Gizzi. Una sorpresa per gli stessi restauratori è stata la riscoperta e il recupero di affreschi quasi illeggibili prima di iniziare i lavori. È il caso dei quattro affreschi situati ai lati del finestrone, riapparsi dalle tenebre del tempo a raccontare di nuovo la gioia di un miracolo o la letizia di un momento di esaltazione popolare da trasmettere ai posteri. Intanto, il Comitato che collabora con il rettore per raccogliere contributi e offerte, ha preparato un apposito libro d’oro nel quale saranno riportati a futura memoria,accanto alla foto dell’opera restaurata,il nome o i nomi dei benefattori che a quell’opera hanno inteso dedicare la propria offerta. Resterà così traccia dei lavori e della devozione con cui tutta la comunità sta partecipando al recupero dei tesori d’arte della Basilica di Sant’Antonino. (Fonte: Antonino Siniscalchi il Mattino)
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