Intervento di Giuseppe Stinga Vice sindaco di Sorrento e coordinatore cittadino del Popolo della Libertà
Sorrento - Sono pienamente condivisibili le perplessità avanzate dal senatore del Popolo della Libertà, Raffaele Lauro, e da numerosi amministratori della penisola sorrentina, in ordine ai contenuti della bozza di accordo di programma, inviata dalla Provincia di Napoli ai sindaci dei Comuni costieri, nella quale viene ipotizzato di utilizzare numerose cave abbandonate, situate nei comuni di Massa Lubrense, Sant'Agnello, Meta e Vico Equense, quali luoghi per il conferimento di compost e rifiuti trattati negli impianti S.T.I.R. Il principio del raggiungimento dell'autosufficienza del ciclo integrato dei rifiuti, al quale la Provincia di Napoli ambisce, deve essere contestualizzato e tenere conto delle diversità dei singoli territori. In quest'ottica non è concepibile che il comprensorio della penisola sorrentina, tra i più belli al mondo, venga utilizzato per il deposito di rifiuti. Si deve invece tenere conto della ricchezza che questo territorio produce e delle sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche, evitando di arrecare un grave danno al settore del turismo con inevitabili ripercussioni sull'economia locale e regionale, già messe a dura prova dalla crisi mondiale. L'auspicio è che dal confronto tra Comuni e Provincia si giunga ad una soluzione condivisa, che tenga conto delle imprescindibili esigenze del nostro territorio, che - va ricordato - ha sempre mostrato grande sensibilità e impegno verso il tema dello smaltimento dei rifiuti. Come è noto, infatti, l'area della penisola sorrentina rappresenta un modello virtuoso, con percentuali di raccolta differenziata superiori alla media regionale e punte di eccellenza nella raccolta della frazione umida. L'avvio di questa concertazione può anche essere l'occasione per effettuare un'analisi approfondita di tutte le voci che compongono la spesa complessiva per la gestione dei rifiuti, a partire da quelle per la raccolta, il trasporto e i costi di discarica, che hanno raggiunto cifre non più sostenibili e che possono essere ridotte con una diversa e più efficiente gestione dell'intero processo di smaltimento, in modo da evitare anche che qualcuno possa trarre profitto da questo stato di emergenza.
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