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domenica 25 settembre 2011

Pd. Serve un congresso straordinario

Fonte: di Maria Fortuna Incostante* da la Repubblica Napoli

Il PD di Napoli ha vissuto e vive momenti di grandissima difficoltà, le ipotizzate infiltrazioni criminali nel voto delle primarie gettano discredito sul partito ed è forte il rischio di rallentare il processo di ricostruzione, che è stato avviato. Questi fatti pongono interrogativi politici seri a cui rispondere con profondità, evitando un chiacchiericcio generico e ipocrita, per riproporre schemi arcaici di vecchie lotte interne tra gruppi dirigenti. La rigenerazione del Pd non si fa senza il Pd, a meno che non si pensi ci sia una “Cartagine” su cui spargere il sale. Non aiutano generiche invocazioni di discontinuità (per che fare?), per sottrarsi da responsabilità condivise e per selezionare le questioni sulle quali si deve intervenire subito e, gli errori da non ripetere mai più. Noi dobbiamo ripartire, guardare avanti con umiltà e pazienza, lavorare per ricostruire un rapporto di nuova fiducia con i cittadini. La discussione deve essere aperta, appassionare militanti, iscritti ed elettori, se vuole essere produttiva politicamente. Oggi, nella situazione data, far permanere il Pd in questo stato di assenza di regolare vita democratica non è più possibile, pena davvero la sua scomparsa a Napoli. Le questioni politiche che si pongono esigono risposte a domande da troppo tempo eluse.


Come si costruisce il consenso in interi territori di Napoli e provincia e del Mezzogiorno a fronte di una società fragile e permeabile, che chiede alla politica ogni forma di mediazione e di intermediazione, anche quelle più improprie e, a volte, illegali? Come si mette al riparo la gestione del potere nell’esercizio delle pubbliche funzioni da clientelismo, affarismo e corruzione? Come si evita il fatto che la costruzione di una rete di consensi si possa trasformare in un sistema di potere da cui non ci si può sottrarre, pena la perdita di peso e la scomparsa dalla politica e dalla rappresentanza? La ricerca di adeguate risposte e di conseguenti scelte politiche debbono far parte di un dibattito a cui il Pd non può più sottrarsi. Una discussione che urge aprire a tutti i livelli. Si avvii, dunque, una rigorosa analisi degli errori commessi nella politica e nel rapporto tra politica e gestione amministrativa, si renda chiaro tale dibattito nei confronti degli elettori, che pur ci sono. Si ricostruisca un rapporto sui territori e con tanti pezzi della società. E’ necessario, in un percorso guidato con autorevolezza e rigore da Andrea Orlando, azzerare il tesseramento e ricostruire le adesioni (magari attraverso procedure con particolari garanzie) e avviarsi ad un congresso straordinario seguito con impegno dal Pd nazionale. Solo così si potrà ripartire per ridare voce e protagonismo politico e costruire iniziative con la fatica del lavoro quotidiano e di lunga lena. A questo proposito, spero che le parole del vicesegretario Letta apparse sui giornali (A Napoli un partito da “resettare” o da “rottamare”) siano state enfatizzate dallo stile giornalistico. In caso contrario, ancor più a seguito di ipotesi di infiltrazione camorristica nel voto delle primarie, le ritengo un errore politico. Considerare tutto il Pd di Napoli come materiale da resettare senza un impegno a distinguere tra chi ha lottato con nettezza e coerenza metodi clientelari e sistemi equivoci di rappresentanza è offensivo per esponenti a tutti i livelli e inefficace rispetto alle questioni politiche. Si abbia la responsabilità e il coraggio di distinguere, si osservino le storie e si valutino le capacità, le coerenze, la credibilità e il rigore che tanti dirigenti e militanti hanno dimostrato e dimostrano ancora. Non occorrono processi sommari. Servono e si pretendono giudizi e corrispondenti assunzioni di responsabilità, occorre scegliere per indicare una strada e delineare un obiettivo, altro che “resettare”. I giovani possono essere vere opportunità. Senza interpretazioni salvifiche, con rigore e serietà. Non è un “concorso per voci nuove” né l’esercizio di un “padrinaggio politico” per produrre dei doni del passato. Si tratta di affidare responsabilità a una generazione politica che deve ulteriormente rafforzarsi e acquisire autorevolezza con il lavoro sul campo. La democrazia non si esporta, va rimessa nelle mani del Pd napoletano. Attraverso uno sforzo di tutti possiamo farcela ad aprire una stagione di innovazione politica reale e non formale, diffidando di innovatori o di retoriche prive di progetto, senza qualità, senza sostanza e soprattutto senza coerenze. L’autrice è deputato del Pd*

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