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lunedì 5 settembre 2011

Perché domani scenderò in piazza con la CGIL

Lo sciopero generale indetto per domani dalla CGIL ha aperto un altro fronte di scontro all’interno del PD: da un lato Bersani, che ha detto chiaramente che il PD è e sarà presente ovunque si critichi questa manovra; dall’altra chi dal primo momento si è schierato contro questa posizione. E io, anche stavolta, non posso che essere d’accordo con il segretario. Non è vero, come pure in molti sostengono, che non ha senso indire uno sciopero generale prima che la manovra sia effettivamente varata. Da questo punto di vista ha ragione il segretario generale della CGIL quando dice che, in questo caso, è meglio scioperare prima che i giochi siano fatti, così da poter ancora esercitare qualche forma di pressione sul Governo e sul Parlamento nelle stesse ore in cui sono chiamati ad esprimersi sul testo. Piuttosto, alla luce dei continui rimaneggiamenti effettuati nelle ultime settimane dal Governo, lo sciopero di domani ha ancora più senso. Dopo tanti incontri a porte chiuse e riunioni fiume ci saremmo aspettati una manovra economica seria, capace davvero di ridare slancio all’economia italiana e di assicurare crescita e sviluppo. E invece, dopo aver annunciato cambiamenti epocali – dal contributo di solidarietà alla pubblicazione dei redditi online, dalla cancellazione delle Provincie ai tagli agli sprechi – Berlusconi e i suoi hanno deciso di puntare tutto sulla cancellazione dell’articolo 18 (un tentativo maldestro di recuperare consensi tra gli industriali) e sulla lotta all’evasione. Un principio giusto in sé, quest’ultimo, se non fosse che gli strumenti scelti per portarla avanti sono del tutto inadeguati. Lo sanno bene i sindacati tutti, nessuno escluso. Lo sanno bene gli industriali, che a Cernobbio non hanno fatto nulla per nascondere il loro disappunto nei confronti di un Governo incapace di garantire una prospettiva minima di crescita. Lo sanno bene anche in Europa, dove ormai la credibilità del nostro Paese – al quale l’UE aveva chiesto tutt’altra manovra – è ai minimi storici. Giovedì prossimo la Germania, l’Olanda, l’Austria e la Finlandia potrebbero chiedere alla Bce di fermare l’acquisto di titoli italiani, segnando l’inizio della fine per la nostra economia. Alla luce di questa situazione disastrosa, quindi, i motivi per cui la CGIL ha indetto per domani uno sciopero generale mi sono chiarissimi. Meno chiaro, invece, è l’atteggiamento degli altri sindacati, degli industriali e di chi, anche all’interno del mio partito, ha scelto di non aderire, limitandosi ad assistere immobili ed impotenti al declino definitivo del nostro Paese. Cos’altro deve accadere perché si scenda di nuovo in piazza, tutti insieme? (Fonte: Antonio Marciano Consigliere Regione Campania PD)

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