Fonte: Giuseppe Maffucci
Vico Equense - Ci andavamo tutti i giorni “ abbasc a villetta”, era il posto preferito da noi ragazzi del “centro storico”, per giocare a rincorrerci a perdifiato. Le grandi piante di quercia fornivano le “ghiande” che, con l’aiuto di un fiammifero da cucina trasformavamo in una piccola trottola, e poi si faceva a gara a chi riusciva a farle girare per più tempo, sul piano liscio dei bei sedili di pietra bianchi che, ruotavano intorno alle aiuole, sempre fiorite e ben curate. Quante volte giocando alla cavallina o a “ criscementone” – giochi semplici fatti di un sano divertimento, di cui ormai si è persa del tutto la memoria, qualcuno di noi cadeva malamente e tornava a casa malconcio, preoccupato più degli strilli della povera mamma che, per il dolore fisico procuratosi. I momenti più belli erano quelli primaverili, in particolare nel periodo pasquale quando incominciavano a passare per Vico Equense le macchine con i “ forestieri” dirette verso Sorrento e la costiera Amalfitana. La sosta alla villetta d’ò Paraviso era una tappa d’obbligo, tutti i conducenti napoletani o stabiesi di macchine da noleggio, giunte sul posto, fermavano le loro vetture e invitavano a viva voce, con un linguaggio del tutto particolare, fatto di frasi composte di parole napoletane, italiane, francese e inglese, a scendere per cinque minuti per ammirare il panorama più bello del mondo offerto appunto dalla “Luggiata d’ò Paraviso”. Com’eravamo orgogliosi noi ragazzi dei primi anni cinquanta di essere equensi e di abitare in un paese così bello, ammirato con tanta passione da persone provenienti da tutto il mondo. Ci sembrava di essere noi stessi belli e ammirati, figli di questa terra stupenda.
L’allegro autista si attardava a magnificare le bellezze del panorama, sulla destra la vermiglia facciata dell’ex cattedrale (la SS. Annunziata), al centro del Golfo di Napoli, riflesso nelle sue limpide acque, il maestoso cono del Vesuvio, sulla sinistra la baia della mitica Aequa, il prezioso borgo con la piccola chiesa di S. Antonio, i vasti e rigogliosi giardini, con i preziosi pergolati che ricoprivano aranceti e limoneti colmi di frutti, le spiagge inondate dal sole, le antiche calcare e la dirupata “ Punta di Scutolo”, uno scenario alla cui vista tutti rimanevano estasiati. Ma la parte più interessante doveva ancora venire, mentre la comitiva di turisti, ormai rallegrata da tanta bellezza, tornava tra esclamazioni e gridolini di gioia verso la vettura, ecco il colpo a sorpresa, l’improvvisato cicerone si trasformava in poeta e iniziava a declamare i versi impressi sull’artistico marmo posto nell’aiuola al centro della villetta, ai piedi albero rigoglioso, un enorme platano.
“ Vuie ca nun a canuscite
sta fantastica luggiata
un tardate, ma currite
a gudè sta rarità”.
E’ questo il “ refrain” di una bellissima canzone composta dall’ormai leggendario cavaliere Stanislao de Gennaro, intitolata “ A luggiata d’ò Paraviso”, musica di Clementina de Gennaro che, fu eseguita da una superba soprana del teatro S. Carlo di Napoli, per la prima volta, in piazza della “Fontana” a Vico Equense, in un’incredibile notte, durante la festa del “ Corpus Domini” del mese di giugno 1949. Ormai sono anni che, le vecchie e grandi macchine americane che da Napoli portavano i turisti in costiera, non passano più per Vico, sostituite dagli impetuosi autobus da gran turismo che, macinano chilometri a un ritmo frenetico, con tanta gente che è sballottata velocemente da una parte e dall’altra senza soste e senza la gioia delle romantiche storie raccontate dagli antichi ciceroni. Forse è meglio così, almeno per Vico, perché la civettuola villetta della nostra fanciullezza è oggi in condizioni d’inspiegabile degrado tra l’altro, da tempo è anche scomparso,(per la seconda volta),asportato furtivamente dall’aiuola centrale, tra il disinteresse generale, l’artistico marmo con i versi della canzone “ A luggiata d’ò Paraviso”. La villetta fu costruita dal Comune di Vico Equense negli anni trenta, per volontà del Podestà di allora il Cav. Antonio Savarese “ O mutilato”, il quale volle che fosse realizzata con grande armonia e con materiali di prima scelta; il piperno lavorato a mano per i muretti di sostegno e gli affacci, le aiuole con i bordi arrotondati in cemento bianco, la pavimentazione a mosaico cementizio, i sedili e le ringhiere di pregiata fattura, infine le alberature di querce, platani e pini marittimi, con tanti fiori, veramente un piccolo scrigno realizzato in uno dei punti più spettacolari della costa equense. Purtroppo, sono anni ormai che, la villetta subisce un continuo e inesorabile decadimento per mancanza di adeguata manutenzione, con il verde e le aiuole senza un fiore, imbrattate di escrementi di animali, la pavimentazione rattoppata, i sedili sporchi e piene di scritte, l’impianto di pubblica illuminazione quasi fuori uso, aldilà delle ringhiere rifiuti e spazzatura di ogni genere. Con l’approssimarsi delle festività pasquali lo spettacolo offerto ai visitatori da quella che fu a “ Luggiata d’ò Paraviso” diventa urgentissimo. Non è possibile, pensare di arrivare alla prossima stagione turistica e far trovare ai nostri ospiti e ai nostri stessi concittadini, la villetta nelle condizioni attuali.
Un appello accorato lo rivolgiamo al nostro Sindaco e alla sua amministrazione, il nostro fiore all’occhiello, a “ Luggiata d’ò Paraviso”non merita di essere manomessa, anzi al più presto dovete riportala agli antichi splendori.
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