Fonte: di Eleonora Cozzella da L’ Espresso Food & Wine
Gennaro Esposito, della Torre del Saracino di Vico Equense, sbarca al Festival del Cinema di Venezia. Lo chef campano, con la sua squadra di cucina, è al centro del docu-film "Più come un artista" di Elisabetta Pandimiglio alle Giornate degli Autori. Non un film sulla cucina, ma un film 'in' cucina, che racconta come, tra un piatto e una spadellata davanti ai fornelli del pluripremiato ristorante, si vivono sogni, conflitti e passioni. Lei si chiama Elisabetta Pandimiglio ed è una scrittrice (suo il romanzo "Ilia di Notte", DataNews), autrice di testi teatrali, sceneggiatrice, regista, con all'attivo numerosi film, tra cui "Angeli distratti", "Sogni di cuoio", "I mille giorni di Vito", e due menzioni speciali ai Nastri d'Argento. Lui è Gennaro Esposito, un cuoco di fama internazionale ma col cuore che più mediterraneo non si può, che dedica la sua vita a tutto quel che ruota intorno al (buon) cibo fin da quando ha iniziato a lavorare, a nove anni, nella pasticceria dello zio. L'incontro tra loro è avvenuto a Roma, ovviamente a tavola. Galeotto fu il ristorante Settembrini. Così lei si pianta armi e bagagli (leggi: videocamere, cameraman e microfoni) nella cucina della Torre del Saracino a Vico Equense e trascorre oltre 40 giorni - per tutto il giorno - nella cucina di Gennaro Esposito con la brigata per realizzare il film "Più come un artista", che stasera sarà presentato al Festival del Cinema di Venezia nell'ambito delle Giornate degli Autori.
"E' un film davvero diverso da come ci si aspetterebbe un film di cucina" commenta lo chef . "La regista - continua Esposito - è riuscita a raccontare tutte le persone che lavorano al ristorante: me, tutti i componenti della squadra, il contesto in cui viviamo, le aspirazioni di ognuno, con la sua storia, i suoi progetti, le sue rinunce. Quando alla fine l'ho visto montato, mi ci sono davvero riconosciuto". Si, perché Esposito non ha partecipato in alcun modo alla scelta delle scene o alla selezione degli argomenti. Ha semplicemente (si fa per dire) acconsentito a che la vita in cucina venisse ripresa 24 ore su 24. E ha visto il film solo a lavoro compiuto. Ci sono le anime a nudo, i racconti personali, le dinamiche tra colleghi, tanta vita e poca teoria della cucina. Insomma non un film 'sulla' cucina ma un film 'in' cucina. "Gennaro è stato coerente al 100 per cento. Mi ha detto che potevo osservare la vita in cucina senza condizioni, senza nessun momento in cui dovessi spegnere le telecamere". E così è stato. "All'inizio ero titubante perché non volevo parlare di un cuoco-star e Gennaro è un cuoco star, premiato da ogni guida gastronomica, volto televisivo, relatore a convegni ecc. Poi conoscendolo ho amato la sua storia, la sua esperienza di lavoro che è iniziata quando aveva solo 9 anni e portava i dolci dal laboratorio al negozio dello zio". Più che Gennaro, ad essere protagonista del film è una rete di relazioni di cui lo chef è il centro, ma che non sarebbe possibile senza tutti i componenti del suo team. Elementi della squadra che hanno mostrato incredibile naturalezza e assenza di imbarazzo di fronte alle 4 telecamere piazzate negli angoli della cucina. "In effetti, se non nei primissimi momenti, l'effetto telecamera non c'è stato - spiega Esposito - perché la regista ha condiviso talmente tanti momenti e spazi con noi da perdere la connotazione di elemento estraneo". La cucina così ha potuto mostrarsi in tutto il suo essere luogo d'elezione di dinamiche interpersonali, con i momenti di nervosismo, di antipatie, di passioni positive e negative, ma anche di scherzo, di solidarietà, di odi e amori (nello staff c'è anche una coppia). Una comunità che vive tra tempi sincopati, quelli del servizio a pieno regime, e tempi molto dilatati, quelli delle preparazioni lunghe, e che in questa pellicola rivela quello che succede mentre il cliente in sala attende un piatto. Le confidenze, riflessioni, ambizioni e delusioni di ciascuno sono raccontate grazie al montaggio, quindi prendono forma attraverso la scelta del girato, non in modo consapevole. "I cuochi e aiutanti non rispondono a domande dirette, non parlano mai in camera - spiega Pandimiglio - e tutte le scene sono girate in cucina. Con pochissime eccezioni. Come quella bellissima di Gennaro che ogni mattina d'estate va a nuotare nel mare di Vico". Per poi tornare al suo lavoro d'artista. Il titolo del film, infatti, riprende un concetto espresso dallo chef perché in passato il cuoco era un mestiere poco stimato "se dicevi a una ragazza di fare il cuoco ti guardava come si guarda un bandito, oggi ti vedono più come un artista". Un artista che però, in questo caso, non scorda le sue origini e quelle del cibo che prepara e trasforma ogni giorno. E chi a Venezia volesse ulteriori conferme sul talento di Gennaro Esposito potrà trovarsi a tu per tu con la Palamita alla brace con melanzane alla scapece e zuppetta di pomodoro, le Alici in carpione con salsa di albicocche e pesto di fiori di zucca, le Cozze ripiene di fior di ricotta e purea di melanzane, la Minestra di pasta mista con piccoli pesci di scoglio e crostacei: prelibatezze con cui lo chef si esibirà alla 68esima edizione della Mostra del cinema. Esposito infatti accompagnerà la proiezione del film con due eventi gourmet che porteranno al Lido i sapori del suo ristorante. Dove e quando: il film, prodotto da Marco Ledda e Gianluca Arcopinto per Settembrini Film, sarà proiettato stasera alle 22 e domani all'1,00 alla Casa degli Autori, La Pagoda.
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.