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giovedì 27 ottobre 2011

Il virus ecomafia continua a inquinare la Campania al ritmo di 10 reati al giorno

La Campania sempre più capitale dell’ecomafia. Una mattanza silenziosa ed invisibile che con veleni e cemento commette omicidi differiti nel tempo. Si conferma maglia nera a livello nazionale con con 3849 infrazioni accertate pari al 12,5% del totale nazionale, 4113 persone tra denunciate ed arrestate, pari a 12 persone “colte con le mani in pasta” al giorno e 1216 sequestri per un affare di circa 4milairdi di euro nel 2010 gestito da ben 80 clan. Il virus dell’ecomafia che con diverse modalità sta contagiando la Campania è stato fotografato dal Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente presentato oggi presso Sala convegni dell'UIF Palazzo di Giustizia Centro Direzionale di Napoli in collaborazione con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli. Un virus che batteriologicamente è caratterizzato da un mix rifiuti, veleni e cemento con protagonisti trafficanti, camorristi ma anche massoni, servizi deviati, imprenditori conniventi, colletti bianchi, con politici spesso comparse distratte. La Provincia di Napoli con 1489 infrazioni accertate è la peggiore provincia d'Italia per reati ambientali superata solo da quella di Roma. La Campania si conferma leader anche nel ciclo dei rifiuti con 786 reati accertati( il 13% del totale nazionale), pari a sei reati accertati nel ciclo dei rifiuti per 100kmq, 919 persone tra arrestate e denunciate e 348 sequestri effettuati. Gomorra rimane saldamente la capitale dei traffico illecito di rifiuti. Dal 2002, anno dell’introduzione dell’organizzazione del traffico illecito di rifiuti, in Campania sono arrestate 302 persone, altre 440 sono state denunciate, ben 139 aziende coinvolte con il coinvolgimento di ben otto procure a livello regionale. E' tempo anche di bilanci: e' elevatissimo il numero di aziende, legate ai clan, che lavoravano con il Commissariato, tramite gare di appalto o affidamenti diretti. Negli ultimi dieci anni, 37 aziende vincitrici di appalti sono state colpite da interdittiva antimafia.


La Provincia di Napoli anche nel ciclo dei rifiuti conquista un triste primato con 21,5 reati per 100 kmq è la seconda provincia d'Italia superata solo dalla Provincia di Trieste. Anche quest’anno la valanga di cemento invade la Campania con 6.000 case abusive nell’ultimo anno costruite ex novo con una cementificazione di 180 ettari pari a 180 campi di calcio. Nel ciclo del cemento la Campania scende al secondo posto, scavalcata dalla Calabria, con 941 reati , 1586 persone denunciate e 404 sequestri effettuati. Dati allarmanti se si pensa che la Campania dal 1950 al 2008 è stata fra le regioni più colpite da eventi franosi, piangendo anche 431 vittime, e da inondazioni con 211 vittime (Fonte: Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Irpi). Il cemento, il movimento terra, appalti continua a rivelarsi una straordinaria “lavanderia” per riciclare soldi. In Campania si continua a costruire abusivamente. Nel 2010 sono oltre 6000 le case abusive realizzate. E nella cifra non sono stimati le centinaia di appartamenti sorti nel nulla nei vari quartieri abusivi dell’area nord di Napoli Il cemento è il luogo ideale per riciclare i proventi dalle attività criminose e nel caso campano si tratta di proventi ingenti che si traducono in interi quartieri abusivi. Basti pensare che il 67% dei comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa, dal 1991 a oggi, lo sono stati proprio per abusivismo edilizio. La Provincia di Napoli è nel ciclo del cemento maglia nera a livello nazionale con 31 reati per 100km. Un sistema che controlla tutto dal ciclo dei rifiuti al ciclo del cemento passando per l’agromafia e l’archeomafia. In Campania si sta uccidendo lentamente senza sparare dove tra cemento e rifiuti si è saldata l’alleanza strategica tra la camorra ed i colletti bianchi. Ma se la magistratura continua a fare il suo dovere, le forze dell’ordine quotidianamente sono impegnati nella lotta ai criminali, la politica continua ad essere latitante. Da 17 anni - ha commentato Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania- analizziamo e studiamo le trasformazioni ed i meccanismi di questa guerra che sta avvelenando il territorio dal punto di vista ambientale, sociale ed economico ma di fatto dal governo centrale e da quello regionale assistiamo solo a proclami. In attesa di tempi e regole certe per la bonifica del territorio, di una vero piano di ciclo integrato di rifiuti e dell’avvio del motore delle ruspe per abbattere il cemento armato ed in attesa di un segnale concreto dalla Confindustria campana affinché con coraggio segui l’esempio di quella siciliana e allontani i collusi, noi continueremo in sinergia con la magistratura e le forze dell’ordine a denunciare la collusione e gli affari della criminalità ambientale.”

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