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mercoledì 3 ottobre 2012

ILVA, Idv: “Decreto inadeguato, Governo rispetti nostri odg”

Nello Di Nardo
"Il decreto Ilva e' del tutto inadeguato perchè non affronta le drammatiche situazioni di criticità della città di Taranto. Il Governo ha il dovere di rispettare gli impegni assunti con l'approvazione dei nostri ordini del giorno, smettendola di ostacolare l'autorità giudiziaria e favorendo invece la messa in sicurezza dell'ambiente, della salute pubblica e dei posti di lavoro". Lo afferma, intervenendo in Aula, il Capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione Ambiente al Senato, Nello Di Nardo. "E' mancato del tutto - aggiunge - l'impulso per la riconversione alla green economy, che avrebbe consentito di abbattere le emissioni inquinanti, di aumentare la competitività dell'azienda e di ottenere positive ricadute occupazionali. Il decreto si limita a sancire il protocollo d'intesa del 26 luglio per interventi urgenti di bonifica, ma in realtà il risanamento andrebbe finanziato da chi ha calpestato le norme di sicurezza. Ora l'Ilva deve eliminare subito la fonte delle emissioni inquinanti e provvedere al mantenimento dell'attività produttiva dello stabilimento. L'autorizzazione integrata ambientale, insomma, non può essere ridotta a una mera operazione di facciata. Chiediamo al Governo di mantenere gli impegni assunti con l'approvazione dei nostri odg, impedendo agli inquinatori di celarsi dietro al ricatto occupazionale. Anzitutto, abbiamo chiesto e ottenuto che sia formalizzata la costituzione di parte civile da parte del Governo.

In secondo luogo, l'impegno ad adottare tutte le opportune iniziative, anche sul piano del monitoraggio epidemiologico, per tutelare la cittadinanza. Infine, il Governo deve destinare risorse a sostegno degli interventi in materia di sviluppo e riqualificazione dei siti inquinati. Ma anche le aziende devono investire a Taranto per scongiurare lo spegnimento definitivo degli impianti. Serve insomma una nuova politica industriale e ambientale per scongiurare quei drammatici fenomeni sociali che, se si dovessero verificare, sarebbero di esclusiva responsabilità di chi non ha gestito correttamente le cose, non certo dei magistrati che - conclude Di Nardo - si sono mossi per tutelare la salute pubblica e i lavoratori".

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