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giovedì 14 marzo 2013

“I colori della Passione” e la cucina di Pasqua al “Marianiello” mercoledì 20 marzo alle 20,30

Piano di Sorrento - Termina con un capolavoro del cinema contemporaneo la XXXI edizione della rassegna “Incontri al buio” dedicata al tema “Cinema, cibo e … altro”.Un bilancio certamente positivo per gli organizzatori , per il Circolo Endas“Penisola sorrentina” onlus ed il Gran Caffè Marianiello che ha ospitato l’originale rassegna. Dunque non solo cinema di qualità ma anche teatro e cucina d’autore con alcuni grandi chef. Ricordiamo quest’anno Cristoforo Trapani e Giosuè Maresca, che hanno sorpreso il pubblico con piatti genuini realizzati con maestria e soprattutto passione e la sig.ra Rosellina Russo con una inedita e gustosissima pizza di carnevale . Un appuntamento conviviale dunque dalla formula organizzativa unica che nasce innanzitutto dalla passione del suo animatore il prof. Antonio Volpe, da oltre trent’anni instancabile promotore culturale . Ma anche dall’entusiasmo di un team affiatato che vede nella dott.ssa Adele Paturzo(Circolo Endas) e nel dott.Carlo Alfaro(Il Caffè delle Muse) due garanzie di successo. Non possiamo dimenticare Nello Russo, patron del “Marianiello”,un imprenditore che ha saputo offrire in penisola sorrentina una variegata proposta che coniuga musica e spettacolo di qualità con la buona accoglienza del suo wine-risto-bar.

Per la sera del 20 marzo lo chef della casa Antonio preparerà alcune sorprese della tradizione culinaria pasquale. E veniamo alla pellicola: “I colori della passione” (The Mill and The Cross, Drammatico, Svezia/Polonia, 2011). Regia di Lech Majewski, con Rutger Hauer, Michael York, Charlotte Rampling, Joanna Litwin e Oskar Huliczka. Nella settimana precedente quella della Santa Pasqua, tra le più variegate cine-colombe, il vero miracolo è che un titolo del genere riesca ad uscire in sala. Prendete un dipinto, uno tra i più famosi di sempre. Poi prendete un’idea, ossia quello di dargli vita. Il risultato è quanto vediamo ne “I colori della passione”, ultimo film del regista polacco Lech Majewski. A questo punto non dovremmo avere bisogno di chissà quale altra introduzione. Chi conosce il regista-pittore polacco sa in qualche modo a cosa va incontro dandosi ad un suo film. Nelle Fiandre della metà del Sedicesimo secolo, Pieter Bruegel (Rutger Hauer) progetta La salita al Calvario prendendo a modello gli abitanti di un villaggio oppresso dalla Spagna di Filippo II il Cattolico e dai suoi mercenari. Interno o esterno, lo sguardo del pittore organizza, dirige e in ultimo fissa una sacra rappresentazione che è, parimenti, la denuncia di uno dei tanti popoli vessati dalla Storia. La novità sta nella sua straordinaria resa fotografica, nella perfetta adesione dei personaggi allo sfondo, nell’impressionante mimetismo dell’immagine sul modello pittorico originario. Una lezione di arte cinematografica e di pittura, una riflessione storica ed un’esegesi del nuovo testamento. A riguardo eccovi due interessanti retroscena a bruciapelo. Il primo riguarda il rapporto tra Majewski ed il dipinto in questione. Quando era piccolo, il futuro regista era solito passare le vacanze estive a Venezia. Muovendosi in treno, gli capitava sistematicamente di fermarsi a Vienna, dove il Kunsthistorisches Museum rappresentava una tappa fissa di questo suo breve soggiorno. Si dà il caso che il quadro di Bruegel sia esposto in un’ala interna a quel museo. Ebbene, il diretto interessato racconta che già all’epoca si instaurò un particolare rapporto tra lui e quel dipinto che rivisita il Calvario di Nostro Signore. Osservandolo, creava storie inerenti a tutti quei protagonisti inconsapevoli. In nuce, I colori della passione era già lì. Per la seconda curiosità, ci tocca fare un salto temporale di parecchi anni, al 2005. Quell’anno lo scrittore e critico d’arte Michael Francis Gibson ebbe modo di vedere “Angelus”. Colpito dalla sensibilità pittorica manifestata in sede di regia da Majewski, decise di consegnare a quest’ultimo una copia del suo libro “The Mill and The Cross” (Il mulino e la croce). Fu allora che lo stesso regista, a sua volta affascinato dalle formulazioni presenti in quell’opera, ebbe a coltivare un’ambizione: raccontare la “Salita al Calvario” di Bruegel mediante il mezzo cinematografico. Il contesto storico è importante, seppur non essenziale, per comprendere il messaggio. Il pittore di Breda, evidentemente sensibile a quanto stava avvenendo a suo tempo in terra fiamminga, vedeva nei tumulti dell’epoca qualcosa di molto vicino alla persecuzione. In ottica protestante è agevole comprendere a cosa alludesse Bruegel: così come i primi cristiani furono perseguitati dal Sinedrio negli anni in cui Cristo ancora predicava, al medesimo modo nel ‘500 era la Chiesa Cattolica a perseguitare i seguaci di Lutero. E potremmo aggiungere un terzo riferimento autobiografico .AncheMajewski ha toccato un regime. Nato a Katowice in Polonia, formatosi all'Accademia di Belle Arti di Varsavia, nel 1981, ventottenne, si trasferì in America. Quell''81 non è casuale, è proprio in quell'anno che in Polonia venne proclamato lo stato di guerra civile, per far fronte a quell'evoluzione storica, inevitabile, che era Solidarnosc. Il regista parla delle Fiandre ma, come il nostro Alessandro Manzoni guardava al 600 pensando all’800, guarda ai suoi tempi, alla passata dominazione del regime filosovietico del generale Wojciech Jaruzelski. Commenterà il film Padre Giancarlo Paris, esperto di critica cinematografica .Sarà l’occasione non solo per analizzare lo specifico filmico ma anche per riflettere sulla dimensione spirituale di una religione come il cattolicesimo che in questa travagliata vigilia di III millennio, per diverse vicende, ultima l’elezione del nuovo pontefice Francesco I di origini italo-argentine, si trovaal centro dell’attenzione dei mass media. Agli spettatori e ai credenti si chiederà un’identica disposizione del cuore e della mente, volta alla speranza.

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