Pagine
▼
venerdì 29 marzo 2013
Vico Equense, c’è un ricorso della Calpazio
Vico Equense - Un caso sul quale la Giustizia Sportiva non si è ancora pronunciata, ma che può essere già archiviato con un nulla di fatto. E’ quello relativo al ricorso inoltrato dalla Calpazio a fronte della presunta posizione irregolare di Angelo Teta tra le fila del Vico Equense nel match disputato al “Tenente Vaudano” prima della sosta e terminato 4-2 in favore dei costieri. Secondo il club capaccese, il centrocampista azzurro-oro sarebbe sceso in campo nonostante su di lui pendesse una giornata di squalifica. Questione, per la verità, già sollevata in via informale in occasione della prima presenza del metronomo vicano con la nuova maglia, vale a dire nella sfida del 10 marzo con la Libertas Stabia. Squadra, quest’ultima, che viene tirata in ballo per dimostrare come Teta abbia già scontato il turno di squalifica comminatogli quando indossava la casacca stabiese. Nella gara casalinga del 9 dicembre con il Città di Campagna, l’allora capitano dei tigrotti rimediò il quarto cartellino giallo per proteste dalla panchina, certificato dal comunicato ufficiale n. 57 del 13 dicembre. Nelle ore successive, il calciatore opta per lo svincolo che diviene esecutivo, però, soltanto il 17 dicembre (come da comunicato ufficiale n. 70 del 15 gennaio). Dunque, il 16 dicembre, giorno in cui la Libertas è stata impegnata proprio con la Calpazio, Teta era ancora un tesserato gialloblu e non avendo preso parte a gara ha scontato la squalifica. Nessun rischio, pertanto, per il Vico Equense, il quale tra l’altro ha ostentato tranquillità fin da venerdì scorso, quando in sede è arrivata la notifica del ricorso granata. E nessuno scossone in vetta ed in coda alla classifica: la sentenza sarà soltanto una pura formalità per il Giudice Sportivo. (Fonte: Antonio Scafuro da vocesport.com)
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.