Ramonda: «Il popolo siriano non si aiuta con i bombardamenti»
«Non si può aggiungere dolore a dolore, non si possono aggiungere bombardamenti alla follia delle armi chimiche, non si possono aggiungere altre vittime civili, tra cui molti bambini, e altri sfollati». Così commenta Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, la notizia del possibile imminente intervento armato in Siria da parte di Usa e altri Paesi.
«Sì, bisogna fare qualcosa subito, i poveri non possono aspettare, così pure i vecchi e i giovani che fuggono da un regime che non protegge il suo popolo – continua Ramonda in una nota inviata da Santa Cruz, dove si trova in visita alle missioni della Comunità in Bolivia –. Ma la via non può assolutamente essere quella delle armi e della guerra che può provocare un incendio di proporzioni inimmaginabili, come sì è visto ormai in molti altri casi».
«Facciamo nostre le parole pronunciate ieri da Papa Francesco – prosegue – affinché “si fermi il rumore delle armi: non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi ma è la capacità di incontro e di dialogo”».
«Chiediamo che il Governo italiano – conclude la nota –, secondo lo spirito della nostra Costituzione che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” si dissoci da una eventuale decisione di intervento armato e si faccia portavoce con forza di una via alternativa alla guerra per aiutare realmente il popolo siriano, valorizzando l’esperienza di chi, come la nostra Operazione Colomba, già opera in zone di conflitto con il metodo della nonviolenza. Una coraggiosa iniziativa che proponiamo di sostenere tutti con la potenza della preghiera».
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