Lino Ferrara |
Noi diportisti abbiamo sentito fortemente la necessità negli ultimi anni di unirci in un sodalizio riconoscendoci in un movimento apartitico, ma non per questo apolitico in quanto fortemente penalizzati e discriminati dalla scellerata politica comunicativa dell’associazione costruttori industria nautica, che negli anni del boom con un mercato dopato dai prodotti finanziari –leasing- ha comunicato la Nautica come ostentazione del lusso e non come valorizzazione della risorsa mare attraverso il turismo nautico. Questa sbagliatissima politica comunicativa dell’associazione costruttori industria nautica, nella quale noi diportisti non ci riconosciamo, ha creato una forte spaccatura nel paese con altri blocchi sociali, che purtroppo ancora combattono con i problemi della quotidianità. Ecco perché quando si parla di Nautica la si associa, erroneamente, solo all’ostentazione del lusso e quindi al concetto negativo di evasione fiscale, vecchio male che affligge il nostro paese e che va urgentemente risolto.
L’Unione Nazionale Armatori da Diporto, nasce dunque con queste finalità, di restituire alla Nautica la sua naturale percezione, raccontata da chi compra e non da chi vende e cioè di valorizzazione della risorsa mare, cultura da vivere in tutte le sue declinazioni, intesa come sport attraverso la vela, la pesca, la subacquea, come turismo nautico interpretando la portualità turistica come luoghi di interscambi culturali anziché depositi di barche dove stipare le produzioni dell’industria nautica, quindi inserita nei centri storici e non localizzata secondo logiche da discarica pubblica, insomma intesa come fattore determinante di marketing territoriale favorendo l’incoming di turismo qualificato sul territorio a favore di tutta la filiera dell’accoglienza, dal settore turistico ricettivo a tutto il terziario avanzato. Finalità attuate nel corso delle scorse edizioni di Nauticsud manifestazione tradizionalmente svoltasi in primavera a Napoli, che però non ha trovato la giusta sponda nei partner istituzionali che non hanno saputo cogliere l’occasione della crisi trasformandola in opportunità. Oggi Fiera di Genova soffre di gigantismo il cui peso poggia per lo più sul Salone Nautico soffocando i cantieri espositori, che evidentemente avrebbero trovato del tutto vantaggioso spostarsi al Nauticsud, una manifestazione più snella e a misura d’uomo fuori dagli eccessi che privilegiava gli uomini e non le cose.
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