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martedì 4 marzo 2014

La storia completa dell'Equamostro

di IN Movimento per Vico

Vico Equense - Nel 2006 il Commissario di Governo per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque nella Regione Campania (Bassolino), con ordinanza n. 42 del 6/6/2006, approvò, con il parere favorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Napoli e del Comune di Vico Equense, il progetto esecutivo per l’ “Impianto di depurazione di Punta Gradelle e relativa strada di servizio”, quest’ultima avrebbe congiunto la SS 145, all’altezza delle Cavottole, con via Murrano, attraversando il Vallone e ed il Rivo D’Arco. La realizzazione della strada di servizio, ricompresa nell’intero progetto approvato con i poteri straordinari, e, dunque, anche in deroga al Piano Regolatore, il cui importo al 2010 era lievitato ad € 60.194.414,38 (ordinanza n.12 del 27/1/2010) veniva così giustificata : “per evitare il disagio connesso all’intralcio con la circolazione si sarebbero notevolmente dilatati i tempi di realizzazione dell’impianto poiché i lavori si bloccherebbero durante il periodo estivo e quello pasquale. Da tale considerazione nasce l’esigenza di potenziare l’attuale viabilità, mediante la realizzazione di una strada che colleghi via Murrano con la statale 145" "per evitare l’interferenza con il transito dei veicoli per l’allontanamento del fango essiccato durante la fase di esercizio dell’impianto" . (Relazione di compatibilità allo Studio di fattibilità del 15/4/2002, pag 2 e 3). Il Comune di Vico Equense, sin dal 2004, ha condiviso e fatto proprio il progetto. In particolare, il Sindaco Gennaro Cinque, con nota prot. n.2325 del 28/1/2010, evidenziava il carattere d’urgenza della realizzazione della strada di servizio, per cui il Commissario di Governo, con decreto n.71 del 12 aprile 2010, disponeva l’occupazione dei suoli in considerazione delle motivazioni addotte dall’Amministrazione Comunale:
 
1) alla particolare natura dell’opera che consiste in realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria nel quali : infrastrutture stradali, illuminazione pubblica, marciapiedi e reti idriche e fognarie; 2) alla necessità di dare immediato inizio ai lavori per l’apertura del varco sulla strada di via Murrano al fine di evitare disagi nei mesi estivi al flusso veicolare lungo l’unico accesso carrabile all’area della Marina d’Equa; 3) alla necessità di garantire condizioni di maggiore sicurezza con una alternativa ai accesso/via di fuga ai mezzi di soccorso in caso di emergenza”. Dunque, è innegabile che il viadotto doveva essere – e deve restare - a servizio dell’impianto di depurazione. Che poi non sia stato utilizzato dagli autocarri che trasportavano il materiale proveniente dagli scavi di Punta Gradelle, così da evitare intralci alla circolazione, è dimostrato dal fatto che il viadotto non è ad oggi ultimato, mentre i lavori sono di scavo sono praticamente conclusi. Si dirà che esso servirà per il passaggio degli autocarri che trasporteranno i fanghi da essiccazione, ma, secondo calcoli effettuati, si tratterebbe di uno o due passaggi mensili. Bell’affare, non c’è dubbio : uno sfregio al paesaggio, uno spreco di migliaia di euro per qualche attraversamento di uno o due carichi mensili ! La verità è che il Comune di Vico Equense ha accettato, anzi voluto, il viadotto nel convincimento di poterlo utilizzare quale strada pubblica alternativa alla ss.145. Ma, come sempre, ha fatto male i conti, perché, come si dimostrerà di seguito, la strada non ha i requisiti di legge per essere utilizzata anche a senso unico. Come dire. Oltre il danno (ambientale), la beffa : la strada resterà inutilizzata, anzi vedremo passare solo qualche camion con il carico di fanghi essiccati, al mese). Ma le stranezze e le incongruità della vicenda sono tante, a cominciare dal superamento dei vincoli ambientali e idrogeologici. Inizialmente, la Soprintendenza fa il muso duro, tant’è che con nota n.10264 del 29/12/2005, boccia il progetto, ritenendo che: “1) per quanto attiene il progetto esecutivo della strada di servizio, lo stesso è riproposto così come previsto nel progetto preliminare ed ha, pertanto, disatteso le indicazioni dettate in sede di valutazione del progetto preliminare. Il predetto progetto è in contrasto con la normativa dettata dalla L.R. n. 35 (P.U.T. dell’area sorrentino-amalfitana) in quanto: 1) ricadendo in Zona Territoriale 1 b, risulta in contrasto con le disposizioni della zona e non trova previsioni nel P.R.G. del Comune di Vico Equense. 2) è riconducibile alla categoria di “viabilità minore” (art. 23 del P.U.T.), pertanto, la sezione complessiva dovrebbe essere contenuta entro “massimo metri 3 tutto compreso”. Al contrario, la sezione stradale prevede una carreggiata di mt. 3,50 di ampiezza netta e due banchine laterali di mt. 0,50 ciascuna per un totale di mt. 4,50. 3) inoltre non può assimilarsi alle opere previste dall’art. 24 del P.U.T. (infrastrutture a rete) che comprende unicamente l’impianto di depurazione e la connessa rete fognaria.”. Successivamente, sul progetto definitivo la Soprintendenza comincia a vacillare, limitandosi a rilevare che: “per quanto attiene il progetto esecutivo della strada di servizio è stata prevista, nella predetta integrazione, la riduzione della carreggiata stradale a m. 2,50 al netto dei parapetti laterali di protezione. Pertanto, l’intervento ricadente in zona territoriale 1 b (tutela dell’ambiente naturale di 2° grado) e zona territoriale 4 (riqualificazione insediativi ed ambientale di 1° grado) del P.U.T., si ritiene conforme alla predetta normativa che ammette la costruzione di nuova viabilità secondaria in conformità all’art. 23 del Titolo IV. Tuttavia, si rileva l’opportunità che, per il migliore inserimento paesaggistico dei manufatti, il tratto in rilevato fuori terra sia ridotto il più possibile e che per tutta la lunghezza sia realizzato con riporto di terreno vegetale configurato a scarpa e lo stesso sia inerbito e piantumato opportunamente. Inoltre, il rivestimento dell’intera struttura prevista in pietra calcarea a vista, deve essere realizzato utilizzando blocchi di spessore idoneo con faccia vista scabra e non in lastre in calcare a fili sega.” (nota n. 4122 del 2/5/2006”. Infine, nella seduta del 21 maggio 2009, la Commissione per la Tutela dei Beni Ambientali del Comune di Vico (verbale n. 30) , emetteva parere favorevole alla strada con questa singolare motivazione : “Considerato che il progetto proposto da un punto di vista strettamente paesaggistico ha avuto riguardo di inserirsi nel contesto architettonico attuando tutti gli elementi di mitigazione possibili per ridurre l’impatto ambientale riducendo al minimo le zone in sopraelevazione che comunque sono sorrette da arcate rivestite in pietra naturale che in qualche maniera richiamano i viciniori ponti della Circumvesuviana e della Statale Sorrentina e, dove possibile, facendo riporti di terreno inserendosi e simulando il naturale andamento del territorio a balze. Nelle parti finali, poi, quella dal lato di Vico Equense, recupera un preesistente tracciato stradale in condizioni di degrado e lo inserisce e contestualizza dandogli nuova dignità strutturale architettonica…... Per la definizione e la messa in sicurezza della sede stradale si prescrive di non realizzare i proposti muretti in muratura in quanto di eccessivo impatto e creano una interruzione delle visuali panoramiche dando l’idea del “nastro” che può essere facilmente evitato realizzando i parapetti con elementi a ringhiera di materiale conforme alle prescrizioni del PUT (legno o ferro).” Questa volta, la Soprintendenza, severa con i comuni cittadini per qualche tettoia, approva il parere della C.E.C.I. ed il nulla osta ambientale rilasciato dal Capo Settore Urbanistica di Vico Equense n. 121 del 25.7.2009, con questa motivazione: “Si riscontra la nota n. 21483 del 29/7/09 per comunicare con questo Ufficio esaminati gli atti e il parere espresso dalla C.E.I., recepito dal Capo Settore Urbanistica del Comune di Vico Equense nel decreto n. 121 del 25/7/2009, ritiene che non ricorrano motivi idonei per l’annullamento del decreto indicato in oggetto, reso ai soli fini della tutela paesaggistica. Per il migliore inserimento dell’intervento nel contesto paesaggistico è opportuno che le strutture portanti della strada non siano rivestite con lastre ma con pietrame calcareo di opportuno spessore, inoltre vanno incrementate le pendenze sull’innesto e in uscita del tratto su archi, ai fini di ridurre l’altezza fuori terra del tratto in viadotto”. Anche l’Autorità di Bacino esprime dubbi. Infatti, con nota prot. n.1039 del 12.5.2006, rileva che: “Relativamente alle limitate interferenze del percorso stradale con le aree a pericolosità elevata e molto elevata, lo studio di compatibilità idrogeologica prodotto ha evidenziato l’opportunità di predisporre, in fase di realizzazione, tutti gli eventuali accorgimenti per la stabilizzazione delle scarpate interessate all’intervento. Si confermano, infine, le notevoli perplessità in merito all’opportunità dell’intervento, di fatto finalizzato alla trasformazione di un percorso di cantiere in un elemento della viabilità ordinaria, giustificabile, esclusivamente, come compromesso tra le necessità di completamento di una fondamentale infrastruttura depurativa e le istanze dell’amministrazione comunale, non suffragata neppure da una precisa indicazione degli strumenti urbanistici vigenti”. 4) Si è detto che la strada vorrebbe essere utilizzata per la viabilità ordinaria in un solo senso di marcia. E’ stata questa la volontà di sempre dell’Amministrazione Comunale. Il Sindaco Cinque, in un’intervista a La Repubblica del 20.4.2011, ha addirittura affermato che “quei 400 metri di strada diventeranno la salvezza per il traffico della costiera”. Ma tale possibilità non esiste. Infatti, la larghezza minima della carreggiata di una strada a senso unico di circolazione deve essere di 5,5 ml., mentre, nel caso in questione, la distanza tra i muretti laterali è di soli 2,5 ml. Volendo a tutti i costi utilizzare l’opera per la circolazione pubblica, bisognerebbe acquisirla al patrimonio comunale, in deroga alle vigenti norme, con relativo accollo, da parte del competente funzionario comunale, delle responsabilità civili e penali in caso di sinistro. Ai fini della sicurezza della circolazione, bisognerebbe comunque imporre non solo la circolazione a senso unico ma anche il limite di circolazione a 10 km/h ed il divieto di transito per i pedoni. Infatti, la larghezza della strada sarebbe a malapena sufficiente per il transito, a passo d’uomo, delle autovetture; mancando il marciapiedi, non potrebbe essere assolutamente consentito il transito ai pedoni, che non avrebbero dove porsi al riparo se dovessero incrociare un’autovettura. Inoltre, andrebbero anche sostituiti i muretti laterali con idonei dispositivi di ritenuta, ovvero guard-rail in acciaio, ed ammesso che si ottengano i permessi per effettuare questa “manomissione” dell’opera, il costo d’impianto sarebbe tutt’altro che trascurabile, dato che i montanti dei guard-rail devono essere ancorati in modo adeguato alla struttura portante, la quale non risulta essere stata predisposta per questo. Infine, le onde dei guard-rail ridurrebbero inevitabilmente la larghezza utile per il transito delle autovetture, dato che l’ingombro totale, per ciascun lato, è superiore ai 25 cm dei muretti esistenti. Un’ultima considerazione riguarda la funzionalità della stessa. Tenuto conto della pendenza longitudinale del collegamento, la direzione della circolazione dell’istituendo senso unico sarebbe da via Filangieri verso via Murrano, in modo da non dover affrontare lo stretto budello in salita e da non dover effettuare una svolta a sinistra in condizioni di visibilità inadeguate per immettersi su via Filangieri. Ma questo senso unico è anche praticamente inutile. I problemi di congestione della circolazione, infatti, si verificano solo d’estate e principalmente di sera, quando i bagnanti rientrano dalla spiaggia e restano bloccati sotto il ponte della circumvesuviana per effettuare la manovra di svolta a sinistra. Rispetto a questo fenomeno, la nuova “strada” sarebbe perfettamente inutile. CONCLUSIONI
Come appare chiaro, si può parlare di una vera truffa, dal momento che, sin dalla sua approvazione, si e’ voluto nascondere la verità: quell’orribile serpentone, voluto da tutte le Amministrazioni Comunali di centro-destra dal 2000 in poi, e realizzato, con finanziamenti straordinari, per essere a servizio esclusivo dell’impianto di depurazione, non potrà diventare mai una strada pubblica. E’ la solita vicenda all’italiana. Facciamo una strada di servizio, in barba ai vincoli ed all’ambiente, tanto poi chi la rimuove più. Ma, come detto, questa volta i conti non tornano. La strada è giuridicamente e tecnicamente inutilizzabile. Per di più si configura un evidente danno all’erario, perché non è stata utilizzata per lo scopo cui era destinata (attraversamento da parte degli automezzi durante i lavori di scavo della galleria). Così grazie al Commissario Straordinario e ai Sindaci di centro-destra di Vico abbiamo deturpato il Vallone del Rivo d’Arco. Inutilmente. A meno di una sollevazione popolare che ne impedisca la conservazione. In Movimento per Vico farà comunque la sua parte.

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