Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino
Massa Lubrense - Ci risiamo. A due anni di distanza dallo scempio del Vervece, i datterai tornano a sfregiare il fondale dell'area marina protetta di punta della Campanella. Nel mirino dei «predoni del mare» è finito un altro luogo-simbolo della penisola sorrentina: punta Lauro, il piccolo promontorio che forma la cala di Puolo. A denunciarlo è ancora una volta il biologo marino Marco Gargiulo. Durante un'immersione, il quattro volte campione italiano di safari fotografico subacqueo ha notato la parete calcarea devastata in più punti e la vegetazione completamente divelta: spugne, alghe, protule, anelli e briozoi strappati dalla roccia e i classici buchi lasciati dai datteri. Un danno enorme anche per i gamberetti, le lumachine e gli altri organismi che di quella vegetazione marina si nutrono. Il disastro porta la firma dei datterai, che da sempre deturpano il fondale delle Sirene per procurarsi i molluschi da rivendere a pescherie e ristoranti compiacenti.
«Probabilmente i criminali si sono limitati a sondare il fondale per verificare la quantità di datteri disponibili - spiega Marco Gargiulo -. Di sicuro, però, hanno strappato almeno dieci chili di molluschi». Il tutto in piena zona C del parco marino di punta della Campanella: un'area a riserva parziale, una sorta di «cuscinetto» tra le acque di maggior valore naturalistico e i settori esterni del parco, dove la legge vieta categoricamente la pesca subacquea in apnea. Il disastro di punta Lauro si somma a quelli segnalati nei pressi di punta della Campanella: anche qui, molti subacquei hanno constatato le ferite inferte dai datterai a uno dei fondali più suggestivi al mondo. Sommate a quella di maggio 2012, le incursioni dei pescatori di frodo hanno provocato un danno ambientale irreparabile.
«Nei pressi dello scoglio del Vervece - conclude Marco Gargiulo - diverse specie di alghe e animali stanno crescendo di nuovo, ma non è detto che il fondale possa tornare all’antico splendore. Ho visto questo scoglio quarant'anni fa, quando rappresentava il più bel sito d’immersione della penisola sorrentina. Ora, almeno nella fascia superficiale fino a 15 metri di profondità, non lo è e forse non lo sarà mai più». E le autorità cosa fanno? Dopo il disastro del 2012, il governo finanziò una task-force che in breve tempo portò all'arresto di molti datterai collegati alla camorra. Poi, il taglio dei fondi impose un brusco stop ai controlli effettuati dalla Capitaneria di porto. Da anni si attende l'attivazione di un sistema di videosorveglianza che dovrebbe consentire il monitoraggio di ogni angolo dell'area marina protetta di punta della Campanella attraverso una serie di telecamere collegate a una sala operativa nazionale. Ma il progetto annaspa tra la scarsità dei fondi e le solite lungaggini burocratiche. «A breve incontreremo i vertici della Capitaneria di porto per definire azioni di contrasto ancora più forti», fa sapere Antonino Miccio. Secondo il direttore del parco marino, comunque, bisogna stanare e punire severamente sia gli insospettabili che mangiano i datteri di mare sia i ristoratori e i commercianti che non esitano a offrirli alla clientela. «Se i criminali accettano tanti rischi pur di procurarsi questi molluschi, vuol dire che la domanda sul mercato è assai forte - conclude Miccio -. Oltre che con azioni di prevenzione e repressione, bisogna intervenire con una capillare attività di sensibilizzazione che faccia comprendere a tutti il danno arrecato dai datterai all'ecosistema marino».
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