Vico Equense, processione degli incappucciati viola |
Sorrento - Tra poche ore le strade delle città costiere torneranno ad essere attraversate da migliaia di penitenti incappucciati: diciannove processioni, organizzate dalle diverse congreghe laiche della diocesi, si svolgeranno tra giovedì e venerdì santo, da Vico Equense (1), passando per Meta (3), Piano (7), Sant’Agnello (3), Sorrento (3) e Massa Lubrense (2). Si tratta delle più sentita ed emotivamente partecipata manifestazione di fede dell’anno liturgico in penisola. A Sorrento, come da tradizione plurisecolare, il venerdì Santo è caratterizzato dall’uscita notturna (ore 3) della processione “Bianca” organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Monica e dalla processione del Cristo Morto (partenza alle ore 21) della Confraternita della Morte con gli incappucciati vestiti di nero. Da pochi anni, inoltre, l’Arciconfraternita del Rosario organizza un terzo corteo che, la sera del giovedì santo, va a far “visita” alle chiese della parrocchia della Cattedrale in cui è esposto il Santissimo sacramento. La liturgia drammatica della penitenza sorrentina, dunque, prende corpo dal giovedì Santo. Migliaia di fedeli e turisti danno vita al cosiddetto “struscio” ossia la visita alle chiese in cui sono stati predisposti gli “Altari della Reposizione” in cui è esposto, tra piante, drappi e dipinti, il Santissimo Sacramento. A mezzanotte in punto, poi, in piazza Veniero, le note della Banda Musicale, che suonerà struggenti e solenni marce funebri, annuncerà alla cittadinanza tutta l’inizio del venerdì Santo. La chiesa dell’Annunziata, posta all’estremità finale di via Fuoro, antico decumano massimo, inizia a popolarsi di penitenti in maglia bianca e pantalone nero: sono loro i protagonisti dell’antico rito.
Mentre la banda continuerà a suonare, per tutto il tempo prima dell’inizio del corteo, sulla piazzetta che si affaccia sul sagrato della chiesa, all’interno di quest’ultima, le cui porte sono state chiuse, si svolge il rito di preparazione della processione. A tutti i trecento penitenti viene chiesto di abbassare lo “scapolare” o cappuccio in modo da rendere invisibile il loro volto. Vengono poi disposti in fila e il Priore della congrega, coadiuvato dai cerimonieri, inizia a distribuire loro le fiaccole, i lampioni, le crocette, i martìri e tutti gli altri simboli che sfileranno in processione. Alle tre in punto, né un minuto in più, né un minuto in meno, le porte della chiesa si spalancheranno e sulle note della marcia “Pianto Eterno” l’imponente teoria di bianchi penitenti si approprierà delle strade della città. La processione “Bianca” è una processione molto particolare per le diverse sfumature che la connotano: è processione mariana, infatti i confratelli recano con se l’effige in cartapesta leccese della Madonna Addolorata, ma è anche processione Eucaristica. Sono tre le soste, infatti, che i confratelli avranno nelle chiese della parrocchia per adorare Gesù Sacramentato e meditare sui passi del Vangelo della Passione di Cristo. La processione, che ha avuto inizio nel cuore della notte, si conclude all’alba, quando la luce ha sconfitto le tenebre. E questo passaggio ha un grosso valore simbolico: dalle tenebre del peccato, attraverso il cammino penitenziale fatto di meditazione e preghiera, si giunge alla luce del perdono, preludio della Risurrezione. La sera del venerdì Santo, poi, dalla cappella gentilizia dei Servi di Maria muoverà la processione del Cristo Morto. I preparativi rituale sono gli stessi della processione notturna. I partecipanti, però, indossano saio e cappuccio neri e sfileranno recando in processione, oltre alla statua dell’Addolorata, la stupenda scultura lignea del Cristo Morto. Migliaia di persone attendono sulla strada la processione, a volte creando anche disagio per l’ineducazione di alcuni che, forse disinteressati al vero messaggio del corteo, non garantiscono il silenzio che la celebrazione richiede. Peggio ancora, alcuni esercizi commerciali, senza alcun pudore, continuano a somministrare cibi e bevande ai propri clienti! Nonostante tutto, però, la città è immersa in un silenzio irreale, carico di raccoglimento e preghiera: va ricordato, infatti, che le processioni non sono un mero fatto di folklore, ma l’atto di fede più antico del popolo sorrentino.
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