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sabato 14 giugno 2014
Sant'Antò piens'c tu…
Vico Equense - I dipendenti del Ristorante O' Saracino, durante la processione di Sant'Antonio alla marina di Seiano, hanno esposto uno striscione per difendere il proprio posto di lavoro. A breve diciotto famiglie potrebbero ritrovarsi senza un reddito. Le ruspe, infatti, potrebbero entrare presto in azione e demolire lo storico ristorante dichiarato abusivo da una sentenza del Consiglio di Stato. Trenta giorni di tempo per sgombrare il locale. L’ingiunzione è stata emessa dal commissario ad acta, che si sta occupando per conto del Comune di Vico Equense dell’abbattimento del ristorante realizzato su area demaniale. E’ l’ennesima puntata di una telenovela lunga oltre vent’anni. Ricorsi, appelli, sentenze, polemiche. Un po’ di tutto. Ma, alla fine, la sostanza non cambia. Quel ristorante a picco sul mare, immerso nell’oasi della piana di Seiano, deve andare giù. Perché c’è un provvedimento del Consiglio di Stato - datato 2011 - che l’ha giudicato «abusivo» e il Comune di Vico Equense non può più «indugiare». Nell’atto emesso alcune settimane fa dal Commissario si fa riferimento proprio alla sentenza del Consiglio di Stato, che conferma la decisione del Tar che stabilisce che la concessione edilizia rilasciata dal Comune di Vico Equense per le opere realizzate nello stabilimento balneare e nel ristorante denominato “O’ Saracino”, fosse del tutto illegittima… sia perché la struttura in questione è stata realizzata su suolo del demanio marittimo, e non fruibile di condono edilizio. La demolizione della struttura costerà all’ente di via Filangieri circa 140mila euro, agendo poi in danno dei proprietari, che successivamente dovranno liquidare la somma al Comune. La sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito la demolizione del ristorante risale al 7 febbraio di due anni fa, arrivata al termine di una controversia iniziata nel 1998. La proprietà de «O Saracino», due mesi dopo presentò all’ufficio urbanistica del Comune una domanda di permesso in sanatoria ritenendo che in base alle motivazioni della sentenza potesse usufruire del condono edilizio «ora per allora». I funzionari dell’ente dissero no perché la struttura si trovava su suolo demaniale marittimo. Ci fu l’ordine di demolizione che non fu messo in esecuzione anche perché il proprietario presentò numerosi ricorsi alla giustizia amministrativa. Nulla da fare…
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