Fonte: Ilaria Urbani da La Repubblica
Pink Floyd di nuovo a Pompei. Dopo 43 anni la storica band inglese potrebbe tornare ai piedi del Vesuvio per assistere alla proiezione della copia restaurata del suo leggendario film-concerto "Live at Pompeii" e ritirare la cittadinanza onoraria conferitagli dal comune. Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini ci crede e per questo evento sta lavorando senza sosta da maggio. Il sogno potrebbe avverarsi tra luglio e ottobre 2015 per la presentazione della copia restaurata del film realizzato tra il 4 e il 7 ottobre del 1971. Nell'Anfiteatro romano vuoto, con quell'acustica ideale che esaltò le creazioni visionarie di Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e del compianto Richard Wright. Dietro la macchina da presa c'era Adrian Maben. Il regista, scozzese naturalizzato francese, che allora aveva trent'anni, in questi giorni è tornato nei luoghi di quel solenne esperimento sonoro e visivo per filmare nuovi frammenti da inserire nella copia restaurata.
«Ho ripreso con un drone il meraviglioso paesaggio del Vesuvio, poi a Villa San Marco a Stabia e ad Ercolano. La Soprintendenza archeologica mi ha permesso di filmare Pompei come volevo, come quarant'anni fa: all'alba e al tramonto, nel silenzio, senza turisti». Maben, che sta realizzando anche un documentario sulla Pompei di oggi da donare al ministero, ha scritto con il ministro Franceschini all'attuale manager dei Pink Floyd per l'invito ufficiale.
«L'epocale concerto dei Pink Floyd a Pompei ha segnato diverse generazioni — dice il ministro — speriamo che il legame tra il sito archeologico e la band possa rinsaldarsi. Non sappiamo cosa saranno disposti a fare, intanto noi aspettiamo fiduciosi e siamo pronti a consegnare le chiavi del sito alla band per qualsiasi loro idea. Sarebbe un'occasione unica per Pompei». La Soprintendenza sta già lavorando all'ipotesi di un allestimento perché gli spalti dell'emiciclo sono discontinui e fortemente deteriorati. «È un evento che si inserisce nel quadro della valorizzazione, e non solo della conservazione del sito. L'Anfiteatro dal punto di vista statico può ospitare l'evento — spiega il soprintendente Massimo Osanna — è in corso uno studio di fattibilità per applicare sugli spalti strutture leggere, removibili e non invasive, probabilmente in legno per non danneggiare l'area».
Il ricavato della proiezione, o comunque dell'evento che si andrà a organizzare, servirà al restauro dell'Anfiteatro romano. Il ritorno dei Pink Floyd per Pompei significherebbe una naturale rinascita per l'area. Non solo in termini di investimenti, ma soprattutto d'immagine planetaria. «Sono molto legato all'Anfiteatro — prosegue Maben — quando nel 1971 incontrai il manager della band Steve O' Rourke, mi chiese di trovare una location adatta per la mia idea, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla. Poi, durante il mio viaggio in Italia con la mia fidanzata, arrivai a Pompei, dopo la visita agli Scavi mi resi conto di aver perso il passaporto. Era il tramonto e i custodi mi fecero entrare a cercarlo: è qui che ebbi l'ispirazione grazie a quella luce suggestiva e quell'acustica particolare che amplificava meravigliosamente i suoni della Natura ».
Leggenda vuole che l'album dei Pink Floyd, "The Dark Side of the Moon", uno dei dischi più venduti di sempre, sia nato proprio grazie alle visioni estatiche di Pompei. Ad aspettare con trepidazione il ritorno della band a Pompei ci sono anche alcuni degli adolescenti che si assieparono intorno al sito nell'autunno del 1971. Tra loro c'è Matteo Apuzzo, oggi 61enne, promotore dell'iniziativa per il conferimento della cittadinanza onoraria alla band. «Furono quattro giorni indimenticabili», racconta. «Una sera portammo i Pink Floyd a una festa alla federazione universitaria Fuci, non tutti li conoscevano, io avevo già tutti i loro dischi. Fu un'esperienza unica, in quei giorni marinai sempre la scuola e lasciavo gli Scavi a notte fonda solo per andare a dormire».
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