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martedì 30 dicembre 2014

Ecco gli altri ecomostri della costiera

Montechiaro
Fonte: Ilenia De Rosa da Il Mattino

Vico Equense - Un viadotto di cemento che attraversa il verde del vallone e uno scheletro di edificio alto tre piani nel cuore della collina. Sono questi i due ecomostri ancora presenti nel territorio di Vico Equense. Con l’abbattimento dell’Alimuri è stato cancellato uno scempio. L’ambiente, però, non ha avuto il suo riscatto, almeno non del tutto. Nell’area appartenente al Comune di Vico Equense esistono due strutture che indignano cittadini e ambientalisti. Si tratta del manufatto di cemento che si erge tra le colline della penisola e della stradina che taglia in due il vallone di Seiano. Il primo è alto tre piani e costituisce lo scheletro di un palazzo mai completato. E’ una struttura fatiscente situata sulla collina di Montechiaro e rivolta verso il mare, in uno dei luoghi più suggestivi della zona. Un edificio i cui lavori probabilmente risalgono a prima degli anni ’80. «Da dati acquisiti sembra che non sia stato possibile per i proprietari accedere al condono dell’85 – spiega Claudio d’Esposito, presidente del Wwf penisola sorrentina – e nel frattempo è lì, in balia degli agenti naturali disgreganti, ad attendere chissà cosa e a deturpare il paesaggio». A Seiano, invece, è in «in brutta mostra» il viadotto che attraversa il vallone del rivo d’Arco. E’ una striscia di cemento che invade il verde della collina e rovina lo sfondo blu del mare. Il viadotto originariamente è stato finanziato dal commissario straordinario per l'emergenza e destinato esclusivamente a servizio dell'impianto di depurazione di punta Gradelle, non ancora ultimato. Costato circa 2milioni di euro doveva essere usato dagli autocarri per il trasporto del materiale proveniente dai lavori di scavo, evitando intralci al traffico. Le attività di scavo sono finite da tempo e il serpentone di cemento non è mai servito a tale scopo.


I suoi lavori sono stati bloccati. Dal 2007 è rimasto inutilizzato fino alla scorsa estate, quando il Comune, con l’obiettivo di usare il viadotto per alleggerire il traffico in costiera, ha completato il tratto mancante. E’ una strada larga 3 metri, sprovvista di piazzole di sosta o di svincolo necessarie in caso di bisogno, in forte pendenza, che non rispetta i parametri previsti dalla legge per il transito veicolare. Al Comune è arrivato l’ok dalla Regione per utilizzarla solo in casi di estrema necessità. La strada «illegale» è stata aperta durante il mese di agosto senza apportare grandi benefici alla viabilità in penisola. «Una sconfitta della legalità, un’opera inutile, oltre che uno scempio ambientale», hanno gridato mesi fa le associazioni del territorio che, nonostante l’esposto in Procura, non sono riuscite a fermare il completamento dell’opera. «E’ una struttura che non servirà a nulla – continua Claudio d’Esposito – e che non potrà mai essere usata come strada ordinaria poiché non ne possiede le caratteristiche. E’ l'ennesimo monumento in calcestruzzo e “cartapesta” a testimonianza dell'incapacità, dell'incompetenza e della mala fede della classe politica che amministra i nostri fragili e preziosi territori. Non può essere considerata una via alternativa e va messa al primo posto nella lista dei futuri mostri da demolire, insieme allo scheletro di Montechiaro. E’ tempo di fare azioni concrete, avviare interventi di repressione degli abusi e una politica di reale tutela delle aree naturali e di arresto del consumo del suolo».

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