In un dossier nazionale del WWF l’allarme sullla cementificazione delle coste campane
La demolizione dell’ecomostro di Alimuri, posto al confine tra il Parco Regionale dei Monti Lattari e la Zona a Protezione Speciale marina, aldilà della sua spettacolarizzazione e di ogni speculazione politica, assume un significato ben preciso e spinge il WWF a rilanciare con forza la richiesta ai Comuni, alle Regioni e al Governo, di invertire la tendenza rispetto alla ulteriore cementificazione della nostra fascia costiera, anche attraverso una moratoria, e di garantire il rispetto delle normative esistenti.
Nel suo dossier “Cemento COAST TO COAST: 25 anni di natura cancellata dalle più pregiate coste italiane” il WWF riporta i dati relativi alla cementificazione delle coste italiane, segnalando 312 macro attività umane che hanno sottratto suolo naturale lungo i litorali dal 1988 a oggi: villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere (dossier scaricabile dal sito wwf.it). Quella ‘Grande Bellezza’ che confina col mare in un quarto di secolo cancellata in più parti dal cemento: pur mantenendo angoli suggestivi e intatti, la visione di insieme fornita dall’ultimo Dossier del WWF restituisce, con schede sintetiche e foto da satellitari a confronto, l’immagine di un profilo fragile e bellissimo martoriato da tante ferite. Il dossier analizza con schede sintetiche l’evoluzione della situazione delle regioni costiere, mettendo a confronto i dati di oggi con quelli di 25 anni fa, con il supporto di immagini tratte da Google Earth e il quadro d’insieme è una vera e propria trasformazione metropolitana delle coste italiane.
Il censimento ha riguardato tutta la penisola e anche in Campania la situazione si conferma essere nera, anzi “grigia” come le colate di cemento che continuano a ricoprire le nostre coste e a far sparire habitat e specie animali e vegetali. Lungo i 480 KM delle coste della Regione Campania, oltre ai Siti di Importanza Comunitaria facenti parte della Rete Natura 2000, insistono alcune aree protette, il Parco regionale di Roccamonfina – Foce Garigliano; la Riserva naturale Foce del Volturno – Costa di Licola; la Riserva naturale Castelvolturno; il Parco regionale dei Campi Flegrei; il Parco sommerso di Gaiola; l’Area naturale marina protetta Punta Campanella; la Riserva naturale Foce Sele – Tanagro; l’Area marina protetta Santa Maria di Castellabate; il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e infine l’Area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta;
Aree protette nate per tutelare la biodiversità campana e conservare gli ambienti naturali dall'aggressione del cemento, aree che, però, non si sono salvate dalla speculazione di questi ultimi anni. Villaggi turistici, residence, porti e darsene sono gli interventi individuati sulle coste campane grazie all'uso delle foto satellitari, molti dei quali sono all'interno di aree protette o di aree sottoposte a vincolo paesaggistico.
“Questo è solo il macro che emerge, ma al di sotto ci sono tanti altri progetti realizzati e/o da realizzarsi (vedi Porto di Marina della Lobra a Massa Lubrense), che hanno dato, o daranno, un ulteriore contributo al consumo di suolo naturale e alla cementificazione delle coste - dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Penisola Sorrentina - è tempo di avviare seri interventi di repressione degli abusi e una politica di reale tutela delle aree naturali e di arresto del consumo del suolo. Perché se è vero che il mostro dell’Alimuri è stato demolito è anche vero che tanti altri abusi, nefandezze, mostri e mostriciattoli, più o meno completati ed evidenti, devastano con la loro presenza la costa ed il paesaggio della Terra delle Sirene... e dell’intera regione.”
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