Lucio Dalla e Raffaele Lauro |
Il legame con Sorrento, prima e oltre 'Caruso', la canzone del 'qui dove il mare luccica e tira forte il vento...' da 40 milioni di copie vendute. E' il Lucio Dalla raccontato dal senatore Raffaele Lauro nel romanzo 'Caruso The song - Lucio Dalla e Sorrento' (edizioni GoldenGate). ''Lucio era un amico e questo è l'omaggio di un sorrentino a un poeta, a un uomo generoso, uno che considerava Sorrento ''l'angolo vero della mia anima''', racconta il senatore Lauro. Tre anni di lavoro, leggendo tutto quello che è stato scritto sul cantante bolognese, per raccontare episodi inediti, frutto dei ricordi di chi gli stava vicino arrivando anche a smentire alcune delle ''balle'' raccontate da Dalla per reinventarsi la realtà perché lui era anche un ''gran bugiardo, un contaballe come dice Gino Paoli''. A cominciare dalla nascita del suo capolavoro 'Caruso', sulla vicenda umana e artistica del tenore Enrico Caruso. ''A tutti la raccontava così: mentre andava a Capri gli si era rotta la barca ed era stato costretto a fermarsi a Sorrento. Entra nella suite Caruso dell'Hotel Vittoria e scrive il suo capolavoro. Balle - afferma Lauro - Lui scrive la canzone nell'agosto 1986 ma era venuto a Sorrento nel 1964, il suo legame con la città e suoi amici sorrentini era già consolidato. La verità è che lui non voleva dire che la barca si era rotta nel porto di Capri per una errata manovra del suo marinaio, gli sembrava più romantica l'altra storia. Caruso non sorge all'improvviso perché entra nella suite dove era stato il tenore e bla bla bla.
Dalle testimonianze ho ricostruito come da anni volesse dedicare una canzone a Sorrento, al binomio amore e morte Lui aveva bisogno di un singolo per fare la tourné americana e a quel punto si salda la sua intuizione. Insomma smentisco tutti i luoghi comuni sulla nascita di 'Caruso'''. Un rapporto durato cinquant'anni quello tra il cantante bolognese e il senatore sorrentino. ''Avevo 20 anni e lui 21. Eravamo alla fine dell'estate del 1964. Franco Jannuzzi e suo fratello Peppino avevano aperto un night club nella piazzetta di Sorrento, il Fauno Notte Club, e avevano chiamato a suonare i Flippers, un complesso romano in cui Lucio suonava il clarinetto. Io ero uno studente universitario, un po' supponente, che chiamavano 'il prof'. Lui, una specie di straccione, in canotta, ciabatte e bermuda. Lui si incantò quando iniziai a parlare del mare. Poi, di colpo, salì sulla sedia e iniziò a improvvisare uno scat jazz alla Chet Baker, cantando in un inglese che non era inglese, inframezzando un refrain 'prof prof prof'. Rimasi strabiliato''. Nel libro c'è anche il racconto dell'infanzia di Dalla, il rapporto edipico con la madre, la perdita del padre. ''Oltre a quella del rapporto con Sorrento, è l'altra grande omissione fatta da quasi tutti i biografi di Lucio. Gli spettacolini che faceva alle sfilate della madre, i costumi che lei gli preparava: è in quel periodo che si costruisce il suo genio''.
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