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lunedì 30 marzo 2015

Dove il mare luccica Dalla trovò la luna

Fonte: Fabrizio d'Esposito da Il Fatto Quotidiano 

Li Galli sono tre isolotti che si scorgono dalla strada più bella del mondo, che va da Piano di Sorrento a Positano ed è scavata nella roccia tra cielo e mare. Sullo sfondo, verso la punta della Campanella e il golfo di Napoli, ci sono i Faraglioni di Capri. A Li Galli c'erano le sirene che volevano incantare Ulisse ed è qui che Lucio Dalla passò un giorno della sua ultima estate, prima di morire. Era il 2011 e Dalla fu ospite di uno dei suoi migliori amici sorrentini, Giovanni Russo, proprietario del minuscolo arcipelago dopo Léonide Massine e Rudolf Nureyev.

Alla ricerca della dea Selene 

Quando il tramonto si esauri, nel buio scintillò una magnifica luna piena. Il cantautore commentò lo spettacolo del plenilunio con Pat Fok Lai-ping, una fotografa cinese. Le chiese poi quanti anni avesse la luna e lei rispose che ne aveva almeno quattro miliardi e mezzo. Dalla raccontò di una notte romana passata a cercare invano la dea Selene sull'Aventino e si alzò da tavola. Si avvicinò a una ringhiera di legno, si accese una sigaretta e guardò la luna piena, cioè Selene. Pat Fok Lai-ping fermò quel momento e Dalla si congedò così dai suoi amici commensali: "Abbiamo vissuto insieme giornate meravigliose, seguite da notti del pari meravigliose. Non so se riusciremo a rinnovare, insieme, in futuro, momenti tanto felici, baciati dall'assoluto. Finalmente io ho incontrato la dea, il mistero. In tanti anni, siamo stati insieme pesci del mare, uccelli del cielo e angeli tra gli angeli. Se nascesse ancora Dio, gli ubbiderei, amandolo, ma a modo mio, a modo mio. Sento che un ciclo si sta compiendo. Io sono già pronto, comunque, per l'altro tempo". Epitaffio di luna piena.



"Peccatori, perirete tutti"

Lucio Dalla arrivò a Sorrento per la prima volta nel 1964. Suonava il clarinetto nei Flippers, ingaggiati dal Fauno Notte Club dei fratelli Franco e Peppino Jannuzzi. Una sera di metà settembre, un acquazzone fece saltare i tombini e il Fauno si allagò. Le sedie galleggiavano e la gente gridava aiuto. Dalla, bagnato e scalzo, con un paio di pantaloni rossi, continuò a suonare, al centro della pista da ballo. Improvvisò un motivo jazz e urlava, cantando: "Peccatori, peccatori! Perirete tutti, perché fuori non c'è l'arca di Noè". Franco Jannuzzi gli tirò addosso un bicchiere: "Questo buzzurro bolognese fa il matto invece di mettere in salvo le altre persone e se stesso?". Franco e Lucio divennero come fratelli.

Dove morì il grande tenore? 

La mamma di Franco Jannuzzi si chiamava donna Assunta ed era la "regina" di un emporio di artigianato sorrentino (intarsio e ricami) che riforniva re e statisti. Un giorno del 1958 entrò nel negozio anche Harry Truman, già presidente degli Stati Uniti. Fu donna Assunta Gargiulo che svelò a Lucio Dalla la tragedia di Enrico Caruso a Sorrento, che risaliva al luglio del 1921. Lei aveva vent'anni. Il tenore era amico del papa di Assunta, il poeta Saltovar. Di solito, al Grand Hotel Excelsior Vittoria, la ragazza consegnava a Caruso i fazzoletti commissionati da lui. Quella fine di luglio del '21, Assunta Gargiulo andò impaziente al Vittoria. I fazzoletti avevano le iniziali del tenore ricamate con un nuovo "punto". Ma in albergo le fu detto che Caruso non poteva scendere. Era a letto, molto malato. Convalescente per un'operazione ai polmoni, si era aggravato. Con lui c'erano la moglie americana Dorothy e i medici. Il tenore mori tre giorni dopo, il 2 agosto. Aveva 48 anni. La biografia ufficiale recita che spirò a Napoli. Secondo alcuni, però, il tenore finì nella sua stanza del Vittoria, per poi essere trasportato di notte a Napoli.

La passione per la mozzarella

Anno dopo anno, fino a contarne quasi cinquanta, Dalla a Sorrento aggregò una banda di amici piegata solo dal tempo e dalla morte. Il cantautore si legò anche a Pasquale Ruceo detto O latta'iuolo. In realtà era la famiglia di Ruocco ad avere un caseificio nella vicina Sant'Agnello. Lui, Pasquale, era un barman del Fauno e più tardi aprì uno store di libri e dischi. O Lattaiuolo non iniziò Lucio solo alla grandezza indicibile della mozzarella (treccia) sorrentina. I due parlavano di libri e fu Pasquale a consigliargli Robert Waiser. Da un racconto dello scrittore svizzero, La passeggiata, nacque nel 1978 L'anno che verrà. Un giorno litigarono, quando Ruocco aveva già scoperto di avere un cancro. Fecero pace per telefono, prima della morte di Pasquale, e quando qualche anno dopo, nel 2009, Dalla cantò Caruso in un concerto a Marina Grande di Sorrento, la dedicò all'amico: "Ciao Pasquale, hai sentito la nostra canzone? L'ho cantata per tè! Ti voglio bene Pasquale! Aspettami, Pasquale, aspettami! Presto ci rivedremo".

Il pianoforte scordato 

Il mare ha bagnato tutte le estati di Lucio Dalla, bolognese che da bimbo seguiva la mamma modista a Manfredonia, in Puglia. Isole, perlopiù. Ovunque, Itaca. Al suo marinaio di Piano Sorrento, Cristofaro D'Alessio, scrisse: "Cristo, portami lontano e guidami sicuro". Nel 1986, il cantautore era reduce da una tournée americana e cercava un inedito per lanciare l'album dal vivo. Quell'estate, la sua barca, Il Catarro, attraccò a Capri ma l'ancora rimase incagliata. Nel tentativo di tirarla su, l'albero di trasmissione si danneggiò e Il Catarro fu rimorchiato in un cantiere della marina di Piano di Sorrento, per essere riparato. Dalla si fermò a Sorrento e Angelo Leonelli, altro suo grande amico, gli raccontò le leggende sulla morte di Enrico Caruso. In particolare quella sulla messinscena del cadavere portato di notte a Napoli. Ideata per coprire la presunta relazione del tenore con una giovane allieva di Sorrento. Vera oppure no, Dalla trovò l'ispirazione per il miracolo creativo della sua vita. Romanza, canzone napoletana, melodia moderna. Amore e morte. Prese la stessa stanza di Caruso al Vittoria e chiese alla sua giovanissima corista. Angela Baraldi, di raggiungerlo. Al Vittoria rimase meno di una settimana. Il pianoforte della suite Caruso era scordato, ma la prima bozza della canzone era pronta. Un secolo prima, al Vittoria, Richard Wagner aveva completato il Parsifal e incontrato Friedrich Nietzsche.

Il buco nel parquet 

Dalla si trasferì al Sorrento Palace del suo amico Giovanni Russo. Per portare il tempo, mentre scriveva, perforò il parquet con un bastoncino a punta. Caruso nacque m quaranta giorni. Il Catarro, rimesso a posto, era ormeggiato al molo di Marina Piccola, di fronte alla Scogliera di Angelo Leonelli. Una sera. Dalla era da solo sulla barca e chiamò l'amico, in compagnia del fratello minore. Angelo e Nino Leonelli salirono sul Catarro e il cantautore cantò Caruso, con la pianola. Dalla era indeciso sul titolo: Caruso o Sumento? Il secondo richiamava un altro motivo immortale: Torna a Sumento. Lo stesso Caruso si emozionava quando cantava Torna a Sumento, composta dai fratelli De Curtís per la visita a Sorrento nel 1902 dell'allora presidente del Consiglio, Zanardelli. Dalla scelse Caruso.

"Non ho più le pezze al culo" 

Franco Jannuzzi era morto nel 1984 e nel 1990 Dalla cantò a Marina Piccola alla festa patronale della Madonna del Soccorso. Ringraziò così i sorrentini: "Io sono uno di voi, un uomo di mare, come voi, che, per mestiere, scrive e canta canzoni di mare. Un aspirante marinaio, non esperto come voi. Del mare io mi prendo il meglio, tutto il meglio che può dare, a partire dalla sensazione di libertà. Voi, però, vi prendete anche la fatica, il sudore e, non di rado, il pericolo di vita. Abbiamo il mare nel sangue e, con il mare, lo stesso scambio di vita e di amore. Sto bene, qui, con voi, d'estate, da tanti anni. Da quel settembre 1964, quando mi condusse, con lo scooter, quaggiù, tra voi, Franco... Franco. E chi se lo può dimenticare Franco? Spesso mi chiedo: Dove sono nato? A Bologna o a Sorrento? A Piazza Cavour 2 o nel borgo di Marina Piccola? Grazie per quello che mi avete dato, in questi anni. Non ho più le pezze al culo, come la prima volta che vi ho incontrato, ma sono rimaso lo stesso. Sono sempre Lucio, lo stesso Lucio, grazie anche alla Madonna del Soccorso".

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