Alessandra Mussolini |
Fonte: Paolo Mainiero da Il Mattino
È battagliera, pronta alla sfida. «Verrò presto a Napoli», assicura Alessandra Mussolini. Ieri, rientrata da Bruxelles, ha firmato la candidatura. Guiderà la lista di Forza Italia. «Una scelta di cuore», la definisce. Impossibile rifiutare? «Mi ha chiamato Berlusconi, come sempre è stato gentile e affettuoso, mi ha chiesto di affrontare questa battaglia per Napoli. Sono una militante, sono stata felice di dirgli di sì». Felice per Napoli o per Berlusconi? «Per Napoli e per Berlusconi. Napoli è fondamentale nella mia vita, sono orgogliosa di potermi ancora impegnare per questa città». Come definirebbe il suo rapporto con Napoli? «È un matrimonio, non di convenienza. È un matrimonio vero che mi da sempre una estrema gioia. Al di là delle elezioni, a Napoli sono a mio agio, mi piace la gente, sono catturata dal modo di vivere. Mi sento a casa. E poi i racconti di mia madre me l'hanno fatta diventare parte di me». È un amore corrisposto? «Il mio amore per Napoli è vero e forte. Se sia corrisposto non lo so, non lo devo dire io, lo devono dire i napoletani. Ma ho sempre ricevuto rispetto e simpatia. Poi sa, la politica è ondivaga, ci sono le mode, ma quando mi è arrivata la telefonata di Silvio Berlusconi non ho avuto dubbi».
La sua carriera politica cominciò proprio a Napoli, nel 1992, quando fu candidata alla Camera con il Msi. L'anno dopo si candidò a sindaco di Napoli e poi, negli anni a venire, al Parlamento europeo e al Senato. Quale elezione ricorda con più piacere? «Sicuramente la prima. Gianfranco Fini mi candidò nel Msi al trentunesimo posto e fui la prima degli eletti. Ricordo che si votava con la preferenza unica. Fu un trionfo. Poi ci furono le comunali». Furono memorabili i faccia a faccia con Antonio Bassolino. «La politica stava cambiando e l'elezione diretta dei sindaci cambiò il modo di fare campagna elettorale. Ci furono scontri molto caldi ma rispettosi. Mai si scese sul personale». Come fu il rapporto con Bassolino? «Politicamente eravamo molto distanti ma avevamo tutti e due la consapevolezza che Napoli voleva cambiare. La Dc si stava sgretolando e la città chiedeva di voltare pagina. Il fatto che arrivai al ballottaggio, dove presi il 44 per cento, fu in questo senso un segnale chiaro che Napoli voleva rompere con un vecchio sistema di potere». Anche Caldoro oggi ripete che lui ha rotto un sistema di potere, quello del centrosinistra bassoliniano. Basta questo per vincere le elezioni? «Le elezioni sono sempre difficili, quando corri non sai mai come può andare a finire. Le elezioni sono come la gravidanza, fino alla fine non sai mai se farai un parto naturale o un cesareo. Ma siamo pronti. Dobbiamo mobilitarci per la riconferma di Caldoro, che ha governato bene, ha risanato lo sfascio lasciato dal centrosinistra e ora deve avviare la fase della crescita e dello sviluppo». Il suo avversario è Vincenzo De Luca, lo stesso di cinque anni fa... «Già questo ti fa capire molte cose... Ma stia sicuro, perderà ancora. Se vogliamo dirla tutta, se Caldoro si fosse trovato nella stessa posizione di De Luca non l'avrebbero fatto candidare, lui invece è in campo come se nulla fosse. Ma combatterò, farò capire ai cittadini campani che De Luca, nella sciagurata ipotesi dovesse vincere, non potrà governare. E mi batterò anche contro de Magistris, il peggior sindaco di Napoli, pure lui condannato e pure lui alle prese con la Severino». Caldoro e De Luca hanno due caratteri sicuramente diversi, l'uno è l'opposto dell'altro. Come li definirebbe? «Caldoro è pacato, sobrio, responsabile. De Luca è un condannato». Forza Italia non se la passa bene, anche lei ha ammesso che il momento è delicato. Cosa rappresentano le regionali? «Sono un passaggio importante e in gioco non c'è solo la Campania. La campagna elettorale arriva dopo la rottura del Patto del Nazareno e mentre Renzi cerca di imporre le riforme a colpi di fiducia. Il nostro dovere è di stare uniti per dare una risposta a chi pensa che Forza Italia sia m dissoluzione». A sentire Raffaele Fitto, Forza Italia è finita. «Fitto continua a ripetere che è per l'unità e quindi io coglierei questo aspetto. In Puglia c'è stata una guerra dei Rosés ma ora dobbiamo combattere insieme e far prevalere ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide. A rompere d vuole poco, a riunire è più difficile. Ma dobbiamo impegnarci tutti in questo obiettivo per costruire un'alternativa a Renzi». Quando parla dei vecchi compagni di strada che hanno lasciato Berlusconi per fondare l'Ncd e sostenere Renzi non esita a definirli traditori. Oggi è alleata di Ncd per sostenere Caldoro. Come la mettiamo? «Il problema non è mio, è di quelli che sostengono Renzi». Sono sempre traditori? «Non lo dico io, sono loro che se ne sono andati. Diciamo che in Campania si stanno ravvedendo ma la via della redenzione è ancora molto lunga. Devono decidere loro se essere protagonisti o essere marginali e fare le ancelle di Renzi». Con Nunzia De Girolamo un po' di giorni fa ha avuto un duro battibecco. E se dovesse trovarsela al fianco in campagna elettorale? «Nessun imbarazzo, mi accompagnerò a chiunque, abbraccerò tutti, uomini, donne, pur di andare avanti e far vincere Caldoro». Abbraccerà anche la De Girolamo? «E che problema c'è». Con Mara Carfagna come va, anche con lei ebbe un violento scontro verbale? «È una stona antica, passata, cose che in politica possono accadere». Ha detto che non farà manifesti. Ha già in mente qualche iniziativa? «Vi sorprenderò come al solito...». De Luca invece ha tappezzato Napoli di manifesti. «È la riprova che De Luca è antico, è un vecchio arnese. I manifesti nessuno li vede, sono superati, servono solo a imbrattare le città. Ma forse non lo sa, quando lo vedo glielo dico». Nel 2010 si candidò alle regionali con il Pdl, fu eletta ma si dimise dopo la prima seduta del Consiglio. Questa volta cosa farà, resterà in Campania o sceglierà Bruxelles? «Adesso la priorità è fare la campagna elettorale e vincere. Posso dire che manterrò gli impegni che prenderò con i cittadini e che dopo le elezioni parlerò con Berlusconi e insieme si deciderà quale potrà essere la soluzione migliore per la Campania e per il partito».
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