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sabato 19 settembre 2015

Massaquano

Massaquano 
di Filomena Baratto

Vico Equense - Ho sempre pensato che il luogo dove sono nata avesse uno strano nome: Massaquano. Ma è anche vero che ci sembra strano tutto quello che non conosciamo. Massaquano deriva da Massa Equana per dire un luogo più in alto, in collina per l’ esattezza, dove potersi riparare dalle scorrerie di popoli provenienti dal mare. Massa per intendere anche un agglomerato, un luogo abitato. Costituisce uno dei 13 casali di cui è formato il territorio circostante Vico Equense. Antonio Genovesi menziona questo luogo in una lettera a Romualdo de Sterlich, marchese di Carmignano nel 1753: « Noi abbiamo visitato i più deliziosi luoghi delle montagne di Massa Equana, le grotte, le valli, i ruscelli d'acqua, fin le balze precipitose che avevano qualche cosa di singolarità da potere allettare la nostra curiosità... sia stato il sito di quelle montagne volte a mezzogiorno estivo, l'aria pura... che io mi sono facilmente creduto d'abitar sull'Olimpo. » E’ il casale più antico e anche più popoloso, aggrappato alle falde del Faito con la bella cupola della chiesa di San Giovanni Battista che spicca, non solo nelle foto più belle del luogo, anche dal satellite, col suo colore indaco e ai suoi piedi la strada che porta a Vico. Al centro tra San Salvatore, Patierno, sant’Andrea. Sulla destra, scendendo dalle scale della chiesa, c’è la strada che porta a San Salvatore e verso i monti passando per Madonna delle Grazie. Questa strada ha anche il nome di via Botteghelle, il piccolo caseggiato prima di arrivare alla chiesa del Salvatore. Per rappresentare Massaquano basta la sua scala che va dalla chiesa cade a strapiombo, mentre giù si apre la piazza sulla strada che scende a Vico. Più giù il campo sportivo, le scuole, la croce, luogo di riferimento per indicare un punto d’incrocio. La piazza, davanti alla scala della chiesa, è un piccolo spazio su cui si aprono le botteghe, sulla destra per chi scende da Moiano, spicca un caseggiato rosso pompeiano e tanti anfratti e vicoli nascosti come capillari di un’arteria.
 
Al lato della piazza, un vicolo passa davanti alla cappella di Santa Lucia, un capolavoro di architettura e di pittura trecentesca, nata per essere una cappella di famiglia ma diventata una vera chicca artistica con i suoi dipinti di tradizione giottesca, con santa Lucia protettrice della vista. Massaquano è più di un semplice paese, è un concentrato di forze e di sapori, di colori e di allegria, di passione e tradizioni,ed è soprattutto tutto quello che lascia nei ricordi, indelebili, come i miei, una forza anche per quello che sono oggi. Ricordi che mi parlano di Eleonora, la sarta dei miei abiti da bambina, che ha cucito il mio guardaroba, che sapeva scegliere le stoffe più adatte a me, che con i fiori e i colori delle stoffe accendeva la mia fantasia, che sapeva trarre da uno scampolo di stoffa un vestito da copertina. Ricordi che sanno di Giovanni il pasticciere, giù per la stradina accanto alla Cappella di Santa Lucia, che tirava su l’animo dei fedeli ogni domenica all’uscita della messa con i suoi raffioli e cassate e sfogliatelle e paste frolle. E non era domenica se non si faceva la fila davanti al suo bancone raccogliendo vassoi che a volte erano molto più grandi delle braccia che li conteneva. Massaquano è una forza economica oltre che artistica, con le sue produzioni di noci lungo tutto il tratto di montagna fino a Moiano, con i suoi ricchi uliveti soprattutto sul versante di Cigliano e le sue uve famose. Oggi rappresenta un serbatoio di prodotti tipici di gran parte della produzione di tutta la penisola. Prodotti che vanno ad annate, che seguono le condizioni climatiche, le attenzioni dei coltivatori, la cura che essi ci mettono, cure tramandate da padre in figlio. Massaquano è storia, medievale e prima ancora romana, ma anche illuministica con i suoi personaggi storici e letterati come Luigi Serio, originario del luogo, commediografo alla corte di Napoli, morto durante la rivoluzione napoletana del 1799, ormai vecchio, cieco e claudicante. Ricordiamo anche Luigi Guida, sacerdote compositore di musica classica nato a Massaquano nel 1951, Giuseppe Grieco, ivi nato nel 1920, scrittore, poeta e saggista. E tra questi annovererei anche uno zio paterno, Francesco Di Martino, fratello di mia nonna, sacerdote, scrittore e correttore di bozze alle Mondadori, nato negli anni 30. Nel tempo capisci che il luogo dove sei nato è quello che ti ha dato le radici e anche i motivi per tornare, che il nome diventa bello e importante non per la fonetica ma per il valore e se poi mentre sostieni un esame incontri il professore di cattedra di storia medievale che conosce tutto del posto cominciando a parlare anche di Massaquano e te la fa riconoscere come non sapevi prima fino a fartene innamorare del posto dove sei nata, allora capisci che la parola assume un valore notevole. Ricordo con piacere il professore Giovanni Vitolo, oggi direttore del Dipartimento di Storia medievale all’Università di Napoli Federico II che con interesse mi parlava di Vico, della forza dei suoi abitanti e della testardaggine delle persone del luogo. Tutto cominciò quando gli dissi che sostenevo il suo esame nella sessione successiva, per non farcela in quella prima e questo mi preoccupava e lui tenne a precisare, dopo aver saputo che ero di Vico, che tutte le persone di questo posto raggiungono sempre gli obiettivi prefissati, hanno temperamento, personalità, sono delle rocce. Finì con queste testuali parole:” Lei deve dirmi non quando sosterrà l’esame, ma quali sono i progetti dopo la laurea. A Vico vincono sempre. Venga a contraddirmi se vuole, ma so già che non ci vedremo più dopo l’esame. E così fu. Attraverso la storia ho conosciuto la mia terra come gli aspetti e motivazioni del luogo e della gente, quanto incidano poi i luoghi sulla formazione del carattere, di quanta attinenza tra il mare e il suo popolo, tra le scorrerie e la sopravvivenza, tra la bellezza del luogo e la formazione del carattere, ma anche tra il clima e la predisposizione alla lentezza, o il rapporto tra l’intelligenza e gli stimoli del posto in cui si vive. E se poi in biblioteca incontri libri su Massaquano e vedi che anche altri la conoscono, alla domanda dove sei nata, rispondere a Massaquano, mi sembra dire Cannes o Saint Morritz senza ombra di riso.

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