Fonte: Angelo Agrippa da Il Corriere del Mezzogiorno
Al tempo della democrazia partecipativa e della comunicazione orizzontale non è facile abituarsi ai rigidi monologhi televisivi del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, tanto meno alle conferenze stampa tematiche (e guai a chi deraglia con domande non pertinenti) che Egli, l'inquilino di Palazzo Santa Lucia, convoca in una sala giunta ogni volta affollatissima di amici, simpatizzanti, questuanti e dipendenti regionali; e poi anche di giornalisti. L'ultima trovata di palazzo Santa Lucia è stata una chat attivata su whatsapp per tentare di comunicare più speditamente gli impegni del governatore agli operatori dei media. Ma anch'essa, ben presto, si è trasformata in una sorta di caotico retrobottega in cui c'è sempre qualcuno da aggiungere all'elenco degli iscritti al gruppo e dove i comunicati istituzionali, affondando nelle paludi lessicali del burocratese, finiscono per incoraggiare più l'evasione del cazzeggio che eccitare la curiosità professionale. È accaduto in occasione dell'incontro dell'altro giorno tra De Luca e il ministro della Salute, Lorenzin, durante il quale è stata «condivisa l'esigenza - è stato sottolineato nella nota ufficiale - di rafforzare e rendere ancora più appropriate le verifiche congiunte Governo-Regione sull'appropriatezza delle prestazioni per le quali si registrano ancora gravi problematicità».
C'è chi ha protestato, compreso il sottoscritto, per il ritardo con cui è arrivato il comunicato della Regione e per la genericità del contenuto, ma la conversazione della chat si è poi smarrita tra i tornanti della noia, a dimostrazione del fatto che non sempre la comunicazione 2.0 accorcia le distanze col Palazzo se non è ispirata a seri criteri di informazione. Ora, va bene il decisionismo, anche perché la Campania ha bisogno di scelte rapide ed efficaci. Va benissimo persino il protagonismo istituzionale, se esso serve ad ottenere attenzione dal Governo. Ma credere che la legittimazione elettorale riservi a chi amministra anche la facoltà di fare a meno del controllo dell'opinione pubblica è segno preoccupante. La responsabilità istituzionale si coniuga con la trasparenza, non certo con la chiusura e la diffidenza.
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