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giovedì 15 ottobre 2015

La lezione di un uomo perbene

Paolo Siani 
Fonte: Enzo d'Errico da Il Corriere del Mezzogiorno

 A volte una frase, un rigo appena, racconta il tempo che siamo costretti a vivere, tagliando il buio come una lama di luce. Leggete questa: «Non basta essere una persona perbene per essere anche un buon Sindaco». L'ha scritta Paolo Siani — fratello di Giancarlo, il cronista de Il Mattino ammazzato dalla camorra trent'anni fa — motivando così il suo no al Pd che gli chiedeva di candidarsi alla guida di Palazzo San Giacomo. Sono parole di buon senso, eppure nulla come il buon senso può essere eversivo quando intorno si leva il frastuono dell'approssimazione, lo starnazzare di anatre che si fingono aquile. Il rifiuto di Siani, ma soprattutto il ragionamento che lo sorregge, seppellisce definitivamente la sciocca mitologia di una «società civile» chiamata a redimere i peccati mortali dei politici, la loro (presunta) opacità morale e amministrativa. E mette fine — si spera — al grottesco casting allestito in questi giorni dal partito democratico per ostacolare l'organizzazione di primarie che, non si sa bene perché, si possono fare a Milano e Roma ma non a Napoli. La riffa dei nomi che ogni giorno rimbalzano sulla scena senza una traiettoria comprensibile è l'ultimo atto del triste declino di una forza politica che qui somiglia sempre meno a un partito e sempre più a un comitato d'interessi elettorali contrapposti.
 
La colpevole ignavia dei suoi gruppi dirigenti, o forse soltanto la loro inadeguatezza politica e culturale, ha fatto in modo che pur di arginare il «pericolo Bassolino» si ricorresse alla pesca miracolosa di personaggi buttati li a caso, «bruciati» sull'altare di un pressapochismo imbarazzante. Se si voleva fermare la candidatura dell'ex governatore — intento del tutto legittimo e forte anche di solide ragioni — bisognava farlo avanzando argomenti politici e non puntando su un candidato scelto con «nomination» in stile Grande Fratello. Ma la politica, nel Pd napoletano, è da tempo mercé di scarto, roba che non trovi più perfino nel retrobottega. Quindi è inutile affannarsi. La penosa sconfitta riportata alle ultime elezioni comunali non ha fruttato alcuna riflessione degna di tal nome. Doveva toccare a una «persona perbene» come Paolo Siani, una delle tante che osservano mestamente questo squallore quotidiano, ricordare ai Democratici vesuviani cosa sia la politica e quanta dignità debba avere il molo di chi la incarna. Oddio, sarebbe bastato guardarsi intorno per accorgersi che un cittadino onesto, quale sicuramente è de Magistris, non diventa necessariamente un buon sindaco. Ma guardarsi intorno è un esercizio che il Pd ha abbandonato da tempo. Purtroppo.

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