Antonio Bassolino |
«Ora vediamo chi è vecchio e chi è nuovo. Chi è renziano realmente. Chi darà spazio ai giovani e guarderà al futuro». Una sfida-manifesto politico quella di Antonio Bassolino. Che si candida. Ovvio. Prima con un cinguettio: «Mi candido». Poi con un post su facebook. Dopo una cavalcata che più social non si può. «Ma ora farò comizi e iniziative, tante», precisa subito. E poi aggiunge: «Non sono abituato a commentare fonti anonime» riferendosi alle voci di una «contrarietà» del partito nazionale nei confronti della sua candidatura. In ogni caso non poteva tirarla ancora per le lunghe. «No, non potevo, certo. Le primarie ormai sono fissate. Ho avvertito mia figlia Chiara, mio figlio Gaetano, Anna Maria, poi ho preso l'iPad e ho scritto le due paroline magiche». Dopodiché ha atteso un paio d'ore e ha scritto su facebook: «Mi candido di nuovo a sindaco di Napoli. Fare il sindaco è stato l'impegno più grande della mia vita e sento il dovere di mettermi al servi zio della città. Napoli prima di tutto, di ogni interesse particolare». Ha tralasciato di dire che si candida alle primarie, però. O ha cambiato idea? «Quando dico mi candido a sindaco è ovvio che penso alle primarie. Ma non tutti quelli che si candidano lo fanno per vincere e fare il sindaco, questa è la differenza. Certo non lo faccio per avere una rappresentanza alle primarie, per creare l'ennesima corrente. Tra l'altro, differentemente da molti nel Pd, i partiti alleati molto responsabilmente vogliono vincere».
Però non l'ha detto venerdì. «Mai. Per diversi motivi, uno su tutti , per rispetto del presidente della Repubblica e del partito». E per scaramanzia. «Anche». Ora tocca ad altri candidarsi. «E vedremo nelle settimane prossime chi sarà più innovativo e chi darà più spazio ai giovani. Io guardo avanti, alle nuove generazioni. È una questione politica, non di facciata. Perché la natura della crisi napoletana è tutta politica, certo c'è anche quella economica e sociale, ma la principale crisi è politico-istituzionale». Che vuoi dire? «Debolezza politica della città significa che è debole la maggioranza, debole l'opposizione, deboli i partiti. E debole è la rappresentanza istituzionale dei partiti. Quello che con testo a de Magistris è l'isolamento politico. Una città non deve mai stare col cappello in mano, ma trattare alla pari col governo nazionale si. Questo è il ragionamento al fondo del mio post». Lei dice: bisogna unire. Ma è in campagna elettorale. «Ci si deve dividere durante le campagne elettorali, certo, le divisioni sono il sale della democrazia, ma un minuto dopo chiunque sia sindaco deve unire, non accentuare le divisioni. Con de Magistris le divisioni si sono acuite. Ha continuato a essere arancione, ma doveva essere il sindaco dei napoletani. Il sindaco di una città deve chiamare a raccolta le forze migliori. Anche quelle che non hanno votato per lui. Un minuto dopo il sindaco eletto deve mettere assieme, davvero tutti. Questa è un'idea istituzionale, questa è la mia sfida e poi apertura alle nuove generazioni, guardare avanti. Storia e futuro insieme». È inevitabile con lei in campo tornare al '93. «Ho fatto il sindaco venti anni fa, ma ora faccio un post e mi candido con due parole. Poi farò assemblee, comizi nei quartieri. Cominciando dalle periferie». Pronostica un ballottaggio Bassolino-de Magistris? «Questa battaglia è diventata ancora più dura. Non voglio far polemiche con la Regione, ma ora lo è ancora di più per le vicende delle ultime settimane. Ma penso che si possa fare, mi candido per andare avanti. Paradossalmente io mi candido proprio perché è difficile la battaglia, altrimenti sarei rimasto al mio posto. Il Pd non è stato in grado di individuare forze per competere. Se il Pd non fosse ai piedi di Cristo, forse non lo avrei fatto. Ma proprio perché è difficile l'ho sentito come un dovere». Dovere? Non dica che non lo fa anche per se stesso? «Sì, lo faccio anche per me, ma perché so che posso fare questa battaglia. Ci sono diverse zone di ostilità, ma la novità, rispetto alla mia solitudine degli ultimi anni, sono le forze positive. La novità sono i "finalmente" che mi arrivano. E tanti avvertono che con me si può combattere rispetto a un Pd che non lo fa». Lei dice di essere renziano, ma secondo lei Renzi può diventare bassoliniano? «Saranno gli elettori a Napoli a decidere durante le primarie prima e durante le elezioni poi, cosa e chi è vecchio, cosa è nuovo, le idee vecchie e quelle nuove e chi può rappresentarle al meglio. Questa è la democrazia. Comunque non ho mai letto di presunte ostilità romane». Beh, Matteo Orfini, leader dei Giovani turchi, non è tenero con lei. «Quella di Orfini è una storia dalemiana. Io c'entro con Renzi, lui no. Ma francamente non ho voglia di rispondere a Orfini».
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