Franca Rossi |
di Franca Rossi, già Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche - ASL NA 3 sud
Vico Equense - Dall’inizio degli anni 2000 diversi ricercatori hanno cominciato a sperimentare la possibilità di trattare con la batterioterapia fecale alcune gravi infezioni intestinali da Clostridium difficile, risultate resistenti a qualsiasi trattamento con antibiotici. L’ “ultima spiaggia” nel trattamento poteva essere questa vera e propria trasfusione fecale, direttamente nell’intestino del paziente . Attraverso l’ introduzione delle feci di un donatore sano, scelto preferibilmente tra i familiari più stretti del paziente e non portatore di malattie infettive, si sarebbe ripristinata la normale flora batterica intestinale (microbioma fecale) , ristabilendo l’equilibrio tra microrganismi intestinali, compromesso da una prolungata terapia antibiotica ad ampio spettro, con conseguente sopravvento del C.difficile. Insomma , una trasfusione di “probiotico” per eccellenza. Nel 2011 la Scuola di Medicina di Yale convalida l’efficacia di questa terapia nelle infezioni iper-resistenti causate da Clostridium difficile. Nel 2013 studi statistici della stessa Scuola riportano un tasso di guarigione pari a circa il 90% dei pazienti affetti da colite pseudo membranosa causata dal C. difficile (243 pazienti guariti su 275 trattati).
Attualmente si tende a creare una sorta di “banca” delle feci opportunamente trattate , liofilizzate e inserite in capsule gastroresistenti, di modo che un individuo, finchè è sano, possa conservarle “in banca”per poi assumerle per via orale, effettuando una autoterapia, in caso di futuro bisogno (ma già si stanno mettendo a punto anche metodiche per costruire un microbiota fecale artificiale). Gli studi recenti su questa terapia lasciano sperare che il suo impiego potrà essere efficace anche per la cura di patologie come diabete, obesità, insulinoresistenza, morbo di Crohn, Parkinson, sclerosi multipla ecc In Italia alcune strutture ospedaliere utilizzano la terapia con il microbiota fecale: tra queste il Reparto di Gastroenterologia del Policlinico Gemelli di Roma e dell’Ospedale Sacco di Milano. Fonte: World Journal of Gastroenterology
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