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domenica 1 novembre 2015

La festa di Tutti i Santi

di Filomena Baratto 

Vico Equense - La festa di Tutti i Santi del primo novembre, nel tempo è stata trasformata fino ad assumere il più suggestivo nome di Halloween. La parola è una forma contratta di All Hallows’ Eve, festa di Tutti i Santi, e deriva da un’usanza celtica, prima ancora dell’epoca dei Romani. I Celti avevano l’abitudine di festeggiare il Capodanno il primo novembre contrariamente a noi che lo festeggiamo il primo gennaio e coincideva con la fine dell’estate. In questa ricorrenza si festeggiava il dio Samhain, una divinità che si credeva chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti. Questo rito fu portato dagli Irlandesi in America a metà ottocento, quando una massiccia emigrazione mosse dall’Irlanda verso il continente. Qui la festa perse il suo originario spirito per assumere carattere più prettamente di divertimento. Si prese l’usanza, in quell’occasione, di bussare alle porte per il fatidico dolcetto o scherzetto un modo per emulare i vecchi antenati che ponevano fuori dalle alle porte latte o cibo per potersi ingraziare i morti che in questo giorno facevano loro visita. Da qui è diventata una festa consumistica e fuori dal contesto religioso che vuole, invece, festeggiare tutti i santi e in raccolta manifestazione senza clamori. Vedi le zucche che escono fuori come per incanto, vedi le feste dei piccoli mascherati come se fosse un Carnevale, i mostriciattoli a far paura per ricordare gli spiriti della anime che ritornano per potersi reincarnare. Questa usanza credo abbia anche una data, sì, 1982, quando Michael Jackson, re del pop, uscì con il suo “Thriller”, un accattivante pezzo accompagnato da un video strepitoso rimasto nel nostro immaginario e che rappresenta proprio l’usanza celtica originaria. Da allora abbiamo cominciato a notare che la zucca ha un ruolo, quello di lanterna, abbandonando il suo prezioso apporto di sostanze nutrienti oltre che di piatti gustosi. Ho visto scempi di zucche bucate per l’attesa dei morti come non ne ho mai viste prima nelle padelle o in bella vista dal fruttivendolo. E quando si parla di Halloween indirettamente si rivisita questo pezzo di Michael che ha fatto ballare e spaventare un bel po’ di generazioni di fans. Noi siamo un popolo volto alle novità ed esterofili, tutto ciò che viene da altri paesi ha più valore del nostro.

E’ anche vero che i cambiamenti sono significativi e segnalano momenti di difficoltà o di valori persi. Tutto si è travisato, tutto modificato, con la corsa agli acquisti tra baffi, cappelli di strega, lanterne, bacchette... Ecco che i bambini aspettano di indossare le maschere spaventose, le mamme di portare a spasso streghette e zombi, le nonne a comprare dolcetti. Una festa pagana tornata in auge da un’Irlanda religiosa, una festa consumistica e per la gioia dei bambini. Non so quanti rotoli di carta colorata si sono consumati nelle scuole per addobbare le aule e preparare cartoncini per l’occasione. La nostra festa religiosa ultimamente è diventata una piccola crociata per essere messa da parte dal caos di fantasmi, mostri e quant’altro. C’è anche da dire che più che i Santi abbiamo sempre festeggiato i Morti, lasciando passare inosservato il primo novembre perché credevamo che fosse uno strascico del 2 novembre e si festeggiassero i morti per due giorni, come è sempre stato dalle nostre parti ed è per questo che una festa d’oltreoceano ha potuto inserirsi in questo piccolo spazio. Accade anche che qualcuno mostri insofferenza e fa di tutto per sottrarsi. Sono feste a ondate che risentono delle fasi storiche e di tendenza e ultimamente la tendenza frena per dirottare su un atteggiamento più consono alle nostre abitudini di stampo cristiano. D’altra parte, tutte le abitudini importate, col tempo vanno a scemare proprio per non sentirle nostre, ma estranee situazioni che si uniscono a quelle che abbiamo. Possiamo definirle anche generazionali e quando subentra il ricordo del passato, di come si festeggiava da piccoli, di quello che ci hanno insegnato, solo allora abbiamo una visione più chiara per avere anche un nostro giudizio in proposito e scegliere consapevolmente la nostra festa.

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