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sabato 21 novembre 2015
La parabola dell`asino sulla schiena del partito
Fonte: Mario Santangelo da la Repubblica Napoli
Nell’ingresso della casa dei miei suoceri, faceva mostra di sé un stampa, non grande, che sotto il titolo "Il mondo alla rovescia" rappresentava un uomo che recava sulla sua schiena un asino. Non so per quale ragione quell'immagine, nella sua banalità, mi si è oggi ripresentata alla mente a proposito del bailamme che ha investito e continua ad investire la segreteria regionale del Pd. Di fronte all'evidente caos l'unica soluzione trovata è stata quella di immettere nel direttivo figure istituzionali, parlamentari e consiglieri regionali, facendo diventare regola quella che, Renzi imperante, dovrebbe essere un'eccezione. In una normale democrazia retta dai partiti, sono questi a scegliere i loro rappresentanti istituzionali e a dettare i programmi politici; non il contrario. L' eletto dovrebbe garantire di portare avanti la linea progettuale scelta dalla base e farsi garante che farà di tutto per renderla attuabile.
Accade, invece, che chi è investito di un ruolo istituzionale (deputato, senatore, consigliere regionale o comunale) si senta il depositario della verità democratica e si comporti autonomamente - a volte raggrupandosi con colleghi - ignorando completamente le istanze di quanti lo hanno designato a quel ruolo. La presenza nella segreteria di soggetti abituati a gestire il potere, non fa che aumentare il disagio e le conflittualità perché ciascuno dei neo partecipanti alla gestione locale del partito, m un inevitabile scontro correntizio, cercherà di portare acqua al proprio mulino, trascurando inevitabilmente un discorso comune fatto di un progetto articolato e credibile. Bene ha fatto il gruppo dei "Giovani Turchi", con in testa Valeria Valente, a rifiutarsi di entrare in questa farsesca segreteria che si "sarebbe" modificata, non per la ricerca di un percorso comune da portare avanti con determinazione, ma solo per rivedere il potere di De Luca, che l'episodio Mastursi ha reso evidente. Se a questo si aggiunge la richiesta di un maggiore equilibrio territoriale ci si rende conto che la speranza del cittadino di centrosinistra (ma ne esistono ancora?) di potersi almeno esprimere, è di fatto nulla. Eppure tutti gli attuali detentori del potere non fanno altro che sgolarsi gridando che è necessario, anzi indispensabile, ritrovare un contatto con la base, che i cittadini debbono ritornare al dibattito politico e che debbono sentirsi parte attiva nelle scelte che vengono effettuate. Ed è organizzando una segreteria politica come quella che è stata testé delibata che si intende dar voce al popolo? Come è possibile non pensare che l'interesse maggiore di coloro che sono stati chiamati non sia, in primis, la difesa della propria posizione istituzionale? Sarebbe come richiedere al ciuco adagiato sulla schiena dell'uomo di invertire le posizioni. Avvilenti appaiono, infine, gli inviti, che si susseguono senza tregua, rivolti alla soluzione dei contrasti (che nulla hanno di ideologico e tutto di personale), all'unità del partito (mai più disgregato di oggi ) e alla pace, perché grondano ipocrisia da tutti i pori. In questa ridda di "interessi" si cerca comunque di trovare la quadra per indicare un nome da contrapporre al le altre forze politiche nella prossima contesa per l'elezione del sindaco di Napoli. Il nome nuovo, calato dal cielo quale rivivificatore di un "interesse politico" smarrito, non sembra trovarsi. I giovani che vorrebbero rottamare a tutti i costi i vecchi, forse perché ne temono il confronto, sono oppressi dalla "povertà" di una politica che non sono capaci di contrastare e, invece di aprirsi alla democrazia, rimangono soggiogati da un potere che si richiude sempre di più nell'autostima e nell'autoreferenzalità. È, pertanto da miopi, se non da stolti, continuare a guardare con disprezzo al passato. Senza passato non può esistere presente ne si può costruire futuro. Solo riconoscendo gli errori, si edifica un domani migliore.
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